Musicisti contro Spagnolli: apre i bar solo per il calcio

Nel mirino la deroga che permette di trasmettere fino all’alba le partite dell’Italia e della Germania ai Mondiali. «A noi invece ha messo il silenziatore»


di Daniela Mimmi


BOLZANO. Calcio sì, musica (uguale cultura) no. Questo il diktat imposto dal Comune all’estate bolzanina. Dal 12 giugno al 13 luglio i bar, i circoli, le associazioni possono tenere accesi i loro maxi schermi, si presume anche all’esterno, fino alla fine delle partite (intorno alle 4,45 di mattina). E poi ci sono i saluti e i brindisi che durano un’altra mezzora. La musica, invece, finire alle 23 in punto. A volte ancora prima, a volte quando il concerto è a metà, anche se è di mattina o di pomeriggio. Basta una telefonata ai vigili o alla polizia, e le spine vengono staccate. I musicisti, gli addetti ai lavori e i semplici appassionati di musica sono furibondi. Uno dei più furibondi è Andrea Maffei, che così si rivolge direttamente al sindaco Spagnolli: «E’ assurdo che ci siano due pesi e due misure. Il maxi schermo acceso fino alle 5 non è un disturbo per chi deve alzarsi dopo due ore e andare a lavorare? Anche in quel caso, come per la musica, basta una telefonata per staccare la spina? Io non lo credo. La situazione in città è pessima per la musica, per chi vorrebbe farla e chi vorrebbe sentirla. Ormai i gestori dei locali non si fidano più a proporre musica live, perché quella non paga e non premia. Così i ragazzi si trascinano per la città, bevono e fanno quello che sappiamo tutti». Anche Agostino Accarrino, storico frontman della Spolpo Blues Band, è scandalizzato: «Qualsiasi cosa al di fuori della musica, in questa città va bene. La cultura qui si ferma alla partita di calcio, non è mai andata avanti. Penso che le partite siano un business: birra, piadine, vino. Penso che debba esserci rispetto anche per la musica e per i musicisti. La situazione in città, se possibile, è peggiorata: ci sono sempre più giovani che studiano e fanno musica, e sempre meno posti dove suonare». Walter Eschgfaeller ha dovuto depennare il suo School’s Out Festival anni fa e in occasione del Record Store Day non ha avuto il coraggio di dare la chitarra in mano a un solo musicista, davanti al suo negozio di dischi. «Troppi permessi, troppi divieti e la situazione è sempre peggio. Mi incontrerò con il vicesindaco per parlare della situazione. Non è possibile che basti una telefonata per interrompere un concerto, che si facciano gli interessi del singolo e non del resto della popolazione. E poi si lamentano se i ragazzi fanno chiasso in città tutta la notte? Ma se non sanno dove andare a sbattere la testa! Ci sarebbero tanti spazi da usare: il Talvera, il Parco Europa, le Semirurali. Invece non si può fare niente. La musica disturba. Ma il calcio no. E questo è molto triste». Max Castlunger è un percussionista bolzanino conosciuto in tutto il nord Italia, dove non incontra mai ostacoli. «E’ scandaloso che il calcio prevalga sulla musica. La musica unisce, non disturba. Già le 23 sono un orario ridicolo per fermare la musica. E vogliono far passare Bolzano per una città universitaria internazionale? Ma se per i giovani non c’è niente». Greta Marcolongo ha una voce splendida e dolcissima, ma in città dà fastidio anche lei. “Mi rendo conto che per poter fare un concerto live bisogna andare via da Bolzano, spostarsi in qualche cittadina qui vicino, come Laives o San Giacomo, ma per i ragazzi non è facile andarci. Non c’è attenzione verso i giovani e verso la musica che è una forma d’arte. Invece il calcio viene valorizzato, e non capisco perchè il Sindaco abbia firmato questa ordinanza. In città ormai si fa musica dal vivo solo al Sudwerk, mentre basta andare a Innsbruck durante il weekend per trovare decine di locali con musica live. Forse perchè i musicisti vanno pagati, invece chi guarda le partite compra birre e panini?».













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