Natale 1965, festa amara: scoppia la crisi alla Lancia

Il grande stabilimento bolzanino perde 800 posti su 3000 E dall’estero il tema dominante resta la guerra del Vietnam


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Nemmeno quello in arrivo sarà un Natale di pace: le incursioni dell’Isis, gli attentati contro obiettivi civili, la reazione militare dell’Occidente, in certi casi persino l’imbarazzo nel festeggiare una ricorrenza religiosa perché proprio le religioni sono spesso pretesto bellico, non sono proprio una bella cornice per la festa più attesa dell’anno. Tornando però indietro nel tempo, al Natale di cinquant’anni fa, per rileggere la storia del nostro giornale che quest’anno ha compiuto 70 anni, ci siamo calati in un clima altrettanto scoraggiante. Il Natale del 1965 sui giornali arrivava circondato da notizie molto, molto allarmanti. Martedì 21 dicembre il titolo più vistoso in prima pagina era «Vietnam: tregua natalizia?» e riportava dei tentativi diplomatici anche italiani di aprire un negoziato di pace fra Hanoi e Pechino. E a livello locale non c’era da stare allegri: la notizia da prima pagina di quei giorni era la clamorosa crisi dello stabilimento Lancia, nella zona industriale di Bolzano.

Domenica 19 dicembre, domenica d’oro, il titolo di spalla in prima pagina era inquietante: «La Lancia se ne va?». «Nubi preoccupanti sul più importante stabilimento bolzanino», diceva il sommario. In prima pagina scriveva Gianni Bianco, una delle firme più note del nostro giornale: «In economia non c’è spazio per i sentimentalismi: se il ramo è secco, si deve tagliare. Ma la Lancia è un problema di Bolzano intera, indipendentemente dalla considerazione delle diecimila persone che vi campano sopra direttamente, e delle altre migliaia che indirettamente ne traggono beneficio. Tre miliardi di stipendi all’anno, spesi in negozi, cinema, dal parrucchiere o dall’avvocato, sono qualcosa per una città di 100 mila abitanti. Un anno e mezzo fa i dipendenti erano oltre tremila, poi circa ottocento si trovarono un altro posto di lavoro e per gli altri ci fu una riduzione d’orario e di stipendio».

Lo stabilimento di Bolzano produceva autocarri e in quel settore la crisi era diventata pesante, la concorrenza internazionale spietata. Giovedì 23 dicembre il titolo in prima pagina era «La situazione rimane difficile». Nell’articolo, si accennava alla chiusura forzata da Natale alla Befana, a Bolzano come in tutti gli altri stabilimenti Lancia. Nel frattempo la situazione era stata messa nelle mani del governo, per trovare una soluzione a livello nazionale.

Dentro una cronaca locale, nazionale e internazionale piena di brutte notizie, abbiamo trovato a fatica qualche titolo dedicato davvero al Natale 1965. A Bolzano non c’era ancora il Mercatino, e nemmeno il turismo di massa che negli anni ha fatto assurgere la città a meta obbligata di chi trascorre le vacanze sulle Dolomiti, grazie a Ötzi, ai prodotti tipici, ai negozi di sport, alla cucina tradizionale e alla birra artigianale. Nel 1965 l’unica attrazione erano i negozi tipici, quelli che nel tempo hanno ceduto all’avvento dei grandi marchi multinazionali. E sul giornale le notizie legate alle festività erano davvero poche e poco significative. Il titolo più vistoso, lunedì 20 dicembre, era«Natale di solidarietà» e dava conto, dopo avere registrato che «le vie del centro per la domenica d’oro erano davvero affollate», della Festa delle guide alpine, della visita del vescovo Gargitter ai sordomuti, della distribuzione di pacchi natalizi ai reduci dalla prigionia e agli inquilini delle case popolari.

Il 24 dicembre, ultima uscita prima della doppia sosta natalizia (il 25 e 26 i quotidiani non escono) in Cronaca un solo titolo dedicato alla festività: «Buon Natale a tutti» riassumeva le iniziative di enti e associazioni per lo scambio di auguri. Niente di più. E sull’edizione di quella Vigilia il titolone di apertura in prima pagina era «La pace in pericolo», con papa Paolo VI a lanciare un appello perché la guerra del Vietnam arrivasse al più presto ad una soluzione diplomatica. Appello caduto nel vuoto. E il giornale non alleggeriva il clima: a pagina 3 lo spazio dedicato alla cultura era tutto per un capitolo del libro di H.Gerlach «L’arma tradita». Titolo: «Natale a Stalingrado», per rivangare quel nerissimo Natale del 1942 con la città sovietica assediata dai nazisti.

Due giorni di pausa mediatica, e il 27 dicembre l’Alto Adige torna in edicola: ma il titolo d’apertura fa cadere le braccia: «Rotta la tregua». I guerriglieri di Hanoi avevano sferrato un attacco massiccio ancor prima della fine della tregua concordata. E quella guerra proseguì altri dieci anni, con gli Stati Uniti a schierare fino a mezzo milione di soldati per un inutile bagno di sangue che fece 1,5 milioni di morti fra i vietnamiti. Insomma, meglio non fare confronti col passato, e sperare nel futuro. Buon Natale…

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