Nell’ex negozio una «bottega social» 

A Don Bosco aperto uno spazio creativo per gli abitanti del rione. E si parla d’arte davanti a un tè


di Fabio Zamboni


BOLZANO. A volte da un fatto negativo ne nasce uno positivo: se la crisi ha provocato in città una situazione di negozi sfitti di proprietà dell’Ipes, ecco l’idea che oltre a far rivivere quegli spazi creerà vita e cultura nei quartieri. Incomincia infatti ad essere vivace il rapporto che il progetto «Don Bosco Social» (in piazza Don Bosco 7/b) si propone di creare con gli abitanti del quartiere.

Il 30 settembre scorso nell’ambito delle Botteghe di Cultura il progetto “Don Bosco Social” ha inaugurato l’attività in un ampio negozio accanto all’Altromercato, uno spazio che oltre al piano terra affacciato sulla piazza avrà la possibilità di sfruttare un ampio vano interrato. È la cooperativa Xenia con Arta Ngucaj a raccontarci come va: «L’idea è stata quella di creare un nuovo rapporto fra cooperative e arte contemporanea.

Del resto la cooperativa Xenia vanta precedenti artistici, con il progetto Scafisti Scafati legato alle nostre radici albanesi e messo in campo a Bologna. A Don Bosco l’idea è quella di invitare i residenti a prendere un tè nel nostro spazio che è anche loro, invitandoli poi a vivere questo spazio in modo creativo».

In che modo?

«Beh, per ora si sono dati da fare contribuendo ad arredare lo spazio, a condividere con noi oggetti e arredi. Abbiamo già un data base di trecento persone, in aumento. È un progetto pionieristico – dice orgogliosa Arta Ngucaj -, una iniziativa che coinvolge altre tre Botteghe di cultura, ovvero Culture Corner in Via Bari, Cooltour in via Sassari e Youthmagazine in via Sassari».

Ma l’arte come entra in bottega?

«Pensiamo all’arte come strumento per far pensare, per riflettere sulla realtà. E quindi pensiamo di utilizzare video e installazioni con eventi a scadenza mensile. Con la comunità soggetto-oggetto della ricerca artistica».

Uno degli aspetti importanti di questa iniziativa è il coinvolgimento dei giovani. Ne troviamo uno in Bottega, si chiama David Pavan e ci lavora: «Siamo quattro giovani dipendenti che si alternano qui per dodici ore la settimana, mentre otto sono le cooperative che possono sfruttare questo spazio - ci racconta – e alcune hanno i giovani come principali attori: Cooltour, ad esempio. Comunque il progetto è rivolto ai cittadini di tutte le età. E abbiamo un buon riscontro anche se abbiamo appena aperto».

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