Nella cantina di Luca nascono le maschere di terribili krampus

Salorno: Pojer, 19 anni, scolpisce nel legno i diavoli. Sua una scultura per i mondiali 2013 della Val di Fiemme


di Antonella Mattioli


SALORNO. Gli occhi spiritati, i volti rugorosi, le bocche spalancate in un ghigno sadico: vederle allineate, una accanto all’altra, quelle quindici maschere dei krampus fanno paura. Esattamente il risultato cercato da Luca Pojer in ore e giorni di lavoro prima con lo scalpello, poi con i colori, quindi con l’aggiunta di pellicce di capra e code di cavallo. Diciannove anni di Salorno, Pojer si è diplomato all’Istituto d’arte di Trento ed è iscritto al primo anno dell’Accademia d’arte di Verona.

Durante l’Avvento ha esposto le sue opere in una mostra allestita in paese.

Ma come nasce questa passione per i krampus?

«È cominciato tutto per caso - spiega Pojer -. Un paio di anni fa un mio insegnante dell’Istituto d’arte ci assegnò un lavoro: dovevamo realizzare una scultura. Io decisi di fare qualcosa che avesse un qualche legame con la cultura e le tradizioni altoatesine per questo ho pensato alla maschera del krampus. La prima era in argilla. Ci ho preso gusto e ho deciso di provare con il legno. Mi sono chiuso in cantina e ho cominciato a scolpire».

La vena artistica Luca ce l’ha nel Dna: suo nonno Alfons (Pubi per tutti, ndr) è fabbro e suo padre Lorenzo, finanziere, ama dipingere e scolpire: suo il monumento alle Fiamme Gialle in piazza a Predazzo.

«A me - racconta il giovane di Salorno - che amo la scultura figurativa piace molto in particolare lo studio anatomico che richiede ogni maschera di krampus. La bravura sta nel riuscire a dare un’espressione più realistica possibile».

Quanto lavoro c’è dietro una maschera?

«Per quanto mi riguarda settimane: perché finito il lavoro di scultura che è il più lungo e complesso, la maschera va dipinta. La scelta di colori e sfumature è fondamentale per accentuare un’espressione. Quindi si passa alla capigliatura: bisogna attaccare le pellicce di capra o le code di cavallo che prendo dal conciapelli».

Quanto costa alla fine una maschera?

«Non ne ho ancora vendute, le ho solo prestate: il puro costo per me si aggira intorno ai 600 euro. Io però faccio tutto a mano. Mi risulta che in Austria, dove c’è un’antica tradizione e quindi un grosso business, le maschere in molti casi, per ridurre i tempi e i costi, si fanno con il pantografo e poi vengono lavorate con lo stucco: in due-tre ore la maschera è pronta».

La passione per le maschere dei diavoli ha fatto vincere a Pojer il secondo posto al concorso di scultura organizzato all’inizio di quest’anno a Fondo, in occasione della Ciaspolada.

Dai diavoli, che secondo la tradizione del mondo tedesco accompagnano San Nicolò, agli atleti dei giorni nostri.

Una scultura firmata da Luca Pojer sarà esposta assieme ad altre in occasione dei Mondiali di sci nordico in programma a febbraio in Val di Fiemme. La sua opera è stata selezionata quest’estate in occasione di un concorso, dedicato proprio alla manifestazione internazionale, che si è svolto a Capriana.

Obiettivi per il futuro?

«Ho voglia di crescere e di migliorare. La strada, lo so, è ancora lunga ma ci riuscirò. Chissà, un giorno mi piacerebbe anche insegnare. Per trasmettere ad altri l’amore per l’arte».

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