l'editoriale

Noi, gli Ebner, e un giornale libero e forte

L'editoriale del nostro direttore Alberto Faustini dopo l'acquisizione delle quote del Gruppo Espresso da parte di Athesia



Credetemi, è presto per parlarne. Ma il silenzio, per chi fa il nostro mestiere, è il peggior compagno di viaggio possibile: in assenza di parole, accanto a riflessioni preoccupate e profonde, crescono infatti anche leggende, retroscena inverosimili, notizie strampalate. Esilaranti, in questa categoria, quelle “fresche fresche” fornite da “esperti” che si vantano di non aver mai letto l’Alto Adige. Complimenti. Davvero.

A me, a noi, piace fare il contrario: dare le notizie quando ci sono. Senza nasconderle. Senza coprirle. Senza impacchettarle con una carta che impedisca di cogliere i contenuti dei fatti. E il fatto - come abbiamo scritto giovedì, a firma avvenuta - è uno solo: il gruppo Espresso, straordinario compagno di viaggio che ci ha accompagnati sin qui in anni pieni di carta, di parole e di libertà, ha avviato una delle più grandi operazioni editoriali degli ultimi anni, sposandosi con la Stampa di Torino e con il Secolo XIX di Genova. Il matrimonio prevede una dote importante, fatta (anche) di una rete di giornali locali.

Ma la legge sulla concorrenza - scritta in anni molto diversi da quelli che stiamo vivendo - prevede che non si possa superare una soglia. Di qui la necessità di vendere alcuni giornali. La scelta è caduta anche sui nostri: perché l’Alto Adige e il Trentino sono giornali che vanno bene, giornali autorevoli, figli preziosi di un’azienda sana (la S.E.T.A.) che produce utili. Insomma: un prodotto appetibile. A dimostrarlo, anche il fatto che al tavolo delle trattative si siano presentati più pretendenti. Alla fine è stato scelto un editore che ha una lunga e importante storia alle spalle: il gruppo Athesia, editore fra l’altro del Dolomiten, che è - inutile usare giri di parole - il nostro storico concorrente, benché si rivolga al pubblico sudtirolese e dunque all’altra metà di questo cielo. Normale - anche se in queste ore, accanto ad una giusta apprensione, ho davvero letto tante, troppe parole in libertà - che in questa piccola comunità la notizia esploda come una bomba atomica. Si sono persino risvegliati personaggi (della politica, ma non solo) di cui non ricordavo l’esistenza. In taluni casi mi sono anche chiesto dove fossero finiti in questi anni.

Ebbene, la cessione di questo pacchetto di azioni, ha anche il merito di aver risvegliato loro e quanti in questi anni avrebbero preferito vederci chiudere piuttosto che leggere le critiche che non abbiamo mai risparmiato (non solo nei loro confronti). Ma non è il momento delle polemiche. È, per tutti noi che viviamo e raccontiamo il presente, il momento di guardare avanti. Nel mio piccolo, io, che da sempre rispondo solo a voi lettori (in virtù della libertà che mi ha concesso un editore che non smetterò mai di ringraziare), amo profondamente questo giornale che da bambino e da ragazzo leggevo con affetto e curiosità e che oggi costruisco ogni giorno insieme a una redazione della quale - anche grazie ad un confronto dialettico che ogni giorno ci fa crescere - vado fiero.

Arrivare qui, per me, non è stato solo un onore: è stato il traguardo d’una carriera intrisa d’entusiasmo, di passione, di incontri, anche di scontri. Non penserete dunque - come si ostina a scrivere (o sperare?) qualcuno - che voglia abbandonare questa magnifica nave o, peggio ancora, che possa modificarne la rotta? La famiglia Ebner - proprietaria del gruppo Athesia e presto nostra maggiore azionista - conosce bene il mondo dei giornali. Conosce bene anche la storia dell’Alto Adige e del Trentino, una storia che non può che continuare, arricchendosi - ne sono certo - di nuovi ed entusiasmanti capitoli.

I progetti e le idee - in questa palestra di libero pensiero - non mancano. Dunque, cari lettori, non posso nemmeno concepire che qualcosa, negli anni che ci apprestiamo a vivere, possa cambiare. Ma vi chiedo una cosa: di giudicarci di giorno in giorno. Senza pregiudizi. Senza (ma so che voi siete diversi) gli atteggiamenti di chi sa tutto, ma non sa come fare (e far vivere) un giornale. I vostri giudizi, le vostre osservazioni, le vostre sollecitazioni, per me sono la cosa più importante. A dimostrarlo, c’è la piazza di carta che abbiamo costruito insieme, con le pagine delle lettere e con le tante campagne che abbiamo fatto (e vinto, perdonate la presunzione) in questi ultimi anni. Vi ho sempre sentiti al mio fianco e, soprattutto, al fianco del nostro (anzi: del vostro) giornale. C’eravate e ci siete nei giorni di pioggia e nei giorni di sole. Ci avete scelti ogni giorno. Quando abbiamo attaccato i potenti (tutti, a cominciare da quella Svp nei confronti della quale alcuni temono, forse non conoscendomi bene, che io cambi atteggiamento), quando abbiamo sollevato il tema dell’autonomia provvisoria - delicata questione che solo oggi la politica inizia a cogliere - e quando abbiamo raccontato le piccole storie che rendono unica questa comunità, in un continuo gioco di specchi fra Bolzano e Trento. Un gioco che è ancora più prezioso in un momento come questo, nel quale la politica tende a rinchiudersi negli (angusti) spazi provinciali, senza rendersi conto della necessità di un respiro regionale.

In fondo, è davvero molto bello che ci sia un grande timore per le nostre sorti (a proposito: grazie a chi mi ha scritto e chiamato). Ed è bello che persino chi non frequenta molto le edicole si preoccupi dei pericoli che potrebbero derivare da un monopolio dell’informazione. Ma qui parliamo di persone, ancor prima che di aziende. Parliamo di teste. Parliamo di donne e di uomini che ogni giorno - senza farsi condizionare - s’impegnano per raccontare ciò che vedono, ciò che scoprono, ciò che intuiscono. Non c’è ragione per temere che qualcosa possa cambiare. Questo è l’impegno che prendo ogni giorno con voi. E per me una stretta di mano con voi lettori - e con il nuovo editore, che certo è un uomo potente, ma che è anche un imprenditore che conosce bene i valori, a cominciare dalla convivenza, per i quali ci siamo battuti in questi entusiasmanti 71 anni - vale più di ogni altra cosa. Sì, forse avrei dovuto aspettare, prima di scrivere un articolo come questo. Ma la trasparenza non va solo predicata: va messa in pratica. Perché non avrebbe senso parlare in un determinato modo di voi e in un altro di noi. Ci vediamo in edicola. Come sempre.


 













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