«Non solo case di riposo per assistere gli anziani»

Il direttore dell’azienda Santo Spirito: «Le strutture saranno insufficienti Occorre un sistema di cure integrato casa-ricovero con l’aiuto del volontariato»


di Tiziana Campagnoli


BRESSANONE. In futuro anche a Bressanone potrebbe presentarsi un’emergenza-anziani e per affrontarla occorre una politica “lungimirante e coraggiosa, applicando il modello definito a cinque stadi". Nonostante la realizzazione di una nuova casa per anziani non autosufficienti a Varna, pronta non prima di sei anni, le strutture saranno insufficienti, spiega il direttore dell’azienda Santo Spirito Marco Maffeis. "Bisogna affrontare la questione da un altro punto di vista - continua Maffeis - e immaginare un sistema di sostegno della non autosufficienza che non considera esclusivamente la struttura residenziale. È possibile immaginare il rafforzamento di soluzioni intermedie meno costose per il pubblico e altrettanto dignitose. La nuova struttura in fase di progettazione dovrà tenere conto di questo nuovo approccio diventando una sorta di Centro per l'anziano”.

Ecco il "modello a cinque stadi", “una scala dove si può salire o scendere, a seconda delle condizioni di salute ed in base alle necessità di assistenza - continua il direttore - In una prima fase gli anziani vivono a casa propria con il sostegno di parenti, amici e vicini, in alloggi idealmente progettati (o almeno adattati) ai bisogni della quarta età. Per esempio provvisti di impianto di chiamata d'emergenza. Se l'anziano vive da solo, inoltre, servizi appositamente organizzati dovrebbero effettuare visite periodiche. Poi segue il secondo stadio, quello del sostegno domiciliare a più alta intensità". Qui si prevede l’intervento di volontari: "L'aiuto va fornito da una rete di assistenza - spiega ancora Maffeis - che andrà potenziata, visto che già oggi un paio di ore alla settimana di aiuto domiciliare professionale non bastano e il mondo delle badanti fa quello che può”.

Il terzo stadio è quello degli alloggi dedicati agli anziani: "Si tratta di alloggi di cui oggi c’è carenza - continua Maffeis - Immaginiamo isole abitative per persone anziane dislocate nei quartieri della città, con il costante supporto dell'assistenza socio-sanitaria domiciliare o residenziale aiutata dal volontariato, cui vengono delegati compiti di supporto, come fare la spesa, portare a passeggio, lavare la biancheria. La nuova struttura prevista nei pressi dell'ospedale sarà un banco di prova”.

Il quarto gradino, quello residenziale "a tempo determinato", prevede l'assistenza semi-residenziale diurna e notturna e le ammissioni temporanee e di transito in strutture. La persona non più autosufficiente continua a vivere a casa propria, ma ogni tanto si affaccia al mondo delle strutture residenziali. Il quinto stadio riguarda il ricovero in strutture residenziali: "E qui interviene il progetto della nuova struttura vicino all'ospedale - conclude Maffeis - Una forma abitativa di carattere casalingo, umanizzata e strutturata per piccoli gruppi abitativi. L'assistenza è orientata alle risorse della persona, non alle sue carenze. Si valorizzano e sostengono le capacità residue della persona. Le strutture diventano garanti della qualità di vita degli ospiti: vivibilità, gusto e salute. Valori irrinunciabili che cercano sempre più ascolto e lo trovano nelle nostre strutture. La quarta età non va dimenticata e va evitato il rischio di considerare l'anziano un cittadino di terza categoria. Mentre merita il massimo rispetto per quello che ha dato e fatto nella sua vita, offrendo un contributo importante per il benessere di cui godiamo tutti oggi”.

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