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Oberrauch: fra 10 anni ci mancheranno 25 mila lavoratori 

Il presidente degli industriali: «Attirare in Alto Adige la next gen» Oltre 85 mila persone fra i 50 e i 59 anni nel prossimo decennio andranno in pensione. In provincia solo 60 mila ragazzi di età fra 10 e 19 anni entreranno nel mondo del lavoro



BOLZANO. «Next gen e nuovi talenti: come attrarli, trattenerli e guidarli». Di questo si è discusso ieri pomeriggio nel corso dell’assemblea generale di Assoimprenditori Alto Adige. Tutt’altro che pura accademia o mero amore dei padri per le nuove generazioni, quanto piuttosto l’unica direzione da imboccare per riuscire a garantire all’Alto Adige, e in primo luogo all’imprenditoria e all’industria, un futuro. Lo ha ben spiegato il presidente Heiner Oberrauch, nella sua accorata relazione. Perché nel giro di dieci anni, causa pensionamenti e mancato ricambio generazionale, in provincia mancheranno 25 mila lavoratori. Un esercito.

«In un tempo - così ha esordito il presidente Oberrauch - in cui si guarda troppo spesso al breve periodo e in cui sfide enormi come la crisi climatica, il cambiamento demografico e la trasformazione digitale non impattano solo sul nostro presente, ma anche sul domani dei nostri figli e nipoti, fare impresa orientandoci alle future generazioni e l’ascolto della “next gen” diventano sempre più la nostra missione».

Secondo Oberrauch ascoltare i giovani – di cosa hanno bisogno, cosa vogliono, cosa hanno a cuore? – diventa sempre più uno dei compiti centrali di chi ricopre ruoli di responsabilità.

«A dire il vero - ha proseguito - non dovremmo lamentarci». Le imprese altoatesine nonostante le recenti ripetute crisi, «si sono dimostrate resilienti e molte di loro hanno superato bene le diverse sfide, anche se alcuni settori sono stati colpiti in modo particolarmente duro. Ciò che abbiamo imparato è: crisi di questa portata possiamo superarle solo insieme; abbiamo bisogno di un’Europa ancora più forte; dobbiamo tornare ad essere indipendenti soprattutto per quanto riguarda le produzioni strategiche; la nostra industria è indispensabile – di più, è di importanza sistemica!»

Ci attendono nuove sfide e la crisi climatica è quella più importante, ha chiarito. Inoltre, «dovremo fare i conti con il cambiamento demografico».

In Alto Adige, infatti, attualmente vivono oltre 85.000 persone di età compresa tra i 50 e i 59 anni, che nei prossimi dieci anni andranno in pensione. A questo numero fanno da contraltare i giovani di età compresa fra i 10 e i 19 anni, che nello stesso decennio potrebbero fare il loro ingresso nel mercato del lavoro e che sono meno di 60.000.

E non è tutto. Come ha ben illustrato il presidente Oberrauch, «la gioventù ha altre aspettative e vuole lavorare in maniera diversa rispetto al passato. Tanto più dovremo confrontarci con questa generazione. Vale per tutti: le nostre imprese, ma anche le parti sociali, la politica, l’università. Insieme dobbiamo fare dell’Alto Adige il luogo d’Europa più ambito in cui vivere. Un luogo ambito non solo dai turisti, ma soprattutto da chi ci vive e ci lavora». In questo contesto la domanda da porsi è: dove vuole andare l’Alto Adige? «Questa - ha rimarcato Oberrauch - è la domanda decisiva».

La generazione Z, è andato oltre, «sta scuotendo vigorosamente le fondamenta su cui le generazioni precedenti hanno costruito la loro visione di società e i loro modelli di successo».

Il benessere significa avere a disposizione più beni materiali o significa avere più opportunità? La crescita lineare, sulla quale le generazioni del Dopoguerra e quelle dopo di loro hanno basato i loro sistemi economici, «dovrà lasciare spazio a un pensiero diverso, interconnesso, finalizzato a un senso nuovo. Oltre il più, verso il meglio».

L’essere esperti nel lungo periodo come presupposto per la carriera professionale, così ancora Oberrauch, «verrà sostituito dalla capacità di imparare velocemente nuovi modi di pensare e di agire. Si tratta di pensare in modo nuovo, pensare per alternative. Il futuro non sarà più una parola declinata al singolare, ma dovremo orientarci a più “futuri”». Abbiamo imparato, ha ricordato il presidente, «a navigare a vista e quanto rapidamente il contesto in cui ci muoviamo possa cambiare anche radicalmente. Pensare a scenari diversi sarà il nuovo metro per qualsiasi pianificazione»

La generazione Z, si è spiegato ancora ieri all’assemblea tenutasi in Fiera, è più affine a questo modo di pensare, «perché, rispetto alle generazioni precedenti, percepisce la pluralità e la diversità come un valore molto più forte e quindi è più incline ai mutamenti. La velocità con la quale riusciamo a pensare a soluzioni alternative sarà decisiva per il successo o meno di una nuova idea di società». Un’economia orientata alle future generazioni, ha fatto ancora notare Oberrauch, «ci impone di favorire quelle attività imprenditoriali che generano un alto valore aggiunto utilizzando poca superficie. Vale per tutti i settori, industria compresa. L’Alto Adige ha una superficie complessiva di 740.000 ettari. Di questi, 2.000 sono occupati da zone produttive. Questo significa che il 25% dell’intero Pil altoatesino viene generato sullo 0,27% della superficie del territorio». DA.PA













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