Ok alla legge elettorale, bagarre in aula

Widmann contestato: insulti, urla e lancio di oggetti. A Bolzano si andrà a votare con le soglie di sbarramento


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Bolzano ha la nuova legge elettorale. La maratona di venerdì del consiglio regionale si è conclusa alle ore 6.20 di ieri mattina con l’approvazione del disegno di legge Noggler per il capoluogo (il n.67). Si andrà a votare con una legge proporzionale, che prevede però soglie di accesso. Ed è rispuntato anche l’aumento di indennità per gli assessori «aggiuntivi», favore dovuto dalla Svp ai propri sindaci. Via libera con 39 sì, 6 astensioni e 3 no. I sì sono arrivati solo da maggioranza e Verdi. Ma l’approvazione è avvenuta dopo ore di bagarre. Uno spettacolo indecoroso per una istituzione, che comporterà strascichi nei rapporti tra maggioranza e opposizione. E sarebbe finita anche peggio, se nel cuore della notte il presidente regionale Ugo Rossi non avesse sospeso i lavori per due ore, dedicandosi a una lunga mediazione con i consiglieri di opposizione, in particolare trentini, più infuocati. Sotto accusa, da parte delle opposizioni la gestione d’aula del vicepresidente del consiglio regionale Thomas Widmann, che ha sostituito Chiara Avanzo nel pomeriggio e nella nottata. La Svp condanna l’ostruzionismo di Andreas Pöder (BürgerUnion) e Walter Blaas (Freiheitlichen). «Non ci sono giustificazioni, se un'istituzione viene resa ridicola con dei pretesti», accusano l’Obmann Philipp Achammer e il capogruppo Dieter Steger. I due replicano accusando la Svp di «avere violato il regolamento interno» e di «aver introdotto una soglia contro l'opposizione di lingua tedesca». Widmann è stato accusato di avere violato il regolamento, intervenendo troppo bruscamente sul diritto di intervento dei consiglieri. Filippo Degasperi (M5S) si è sentito dire: «Le restano 5 secondi per parlare». La battaglia. Espulsi per disturbo dell’aula e sospesi per tre e due giornate Andreas Pöder, che ha letto il suo intervento a microfono spento per protesta, e Claudio Civettini (Civica Trentina). Sono rimasti all’interno, ma silenti. Ma il peggio non era ancora arrivato. Più tardi nella notte, quando la tensione contro Widmann è esplosa, Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) ha scaraventato contro la balaustra un bicchiere di vetro, frantumato, gridando «fascisti» contro i tavoli della presidenza. «Non ho tirato il bicchiere contro nessuno, sia chiaro», giura il consigliere. Infuriato anche Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino), che ha rovesciato un bidone della carta e poi si è lanciato all’assalto del banco di un impassibile Widmann, protestando «mi devi lasciare parlare». Gli si è piazzato a pochi centimetri dal viso, scuotendo la campanella della presidenza. Come detto, la diplomazia di Rossi ha pacato gli animi, alla ripresa dei lavori l’ostruzionismo è rientrato quasi del tutto e poco dopo le sei si è potuto votare.

Le nuove regole. Il disegno di legge firmato dall’assessore Josef Noggler, approvato ieri mattina, mantiene il consiglio comunale di Bolzano a 45, assessori compresi, e fissa un sistema elettorale proporzionale «corretto». Rispetto all’attuale legge, vengono fissate tre soglie di sbarramento per l’accesso al consiglio comunale: 3% per le liste singole, 7% per le coalizioni, 2,2% per le liste collegate. Va notato però, che per incentivare l’aggregazione, la legge prevede il ripescaggio delle liste che, pur facendo parte di una coalizione che non ha superato la soglia del 7%, abbiano comunque superato la soglia del 3%. Come in passato, resta l’ipotesi del ballottaggo, se nessun candidato sindaco riceverà il 50% dei voti più uno.

A sorpresa, nella notte di battaglia la Svp ha presentato un emendamento, poi approvato, sul contestato tema dell’indennità degli assessori. I Comuni potranno modificare lo Statuto, aumentando il numero degli assessori con relativa indennità (salta il tetto massimo di spesa della vecchia legge).

La semplificazione. La legge è stata scritta per garantire maggiore governabilità. Le soglie dovrebbero spingere a costituire alleanze, semplificando il quadro politico.

I partiti hanno già elaborato uno schema, che racconta cosa sarebbe accaduto a maggio, se si fosse votato con questa nuova legge. Il risultato? Sparizione dei partiti-persona. A parità di voti, sarebbero rimaste fuori sei liste. E tuttavia, anche con la nuova legge, nessuno schieramento avrebbe ottenuto la maggioranza dei consiglieri.

Con la nuova legge, non sarebbero entrati in consiglio i sei consiglieri di Sel, Psi, Projekt Bozen, Nuova città con Duzzi, CasaPound e Fratelli d’Italia. Questi sei consiglieri sarebbero stati ridistribuiti, garantendo 1 eletto in più ai Verdi, 2 al Pd, 1 alla Svp, 1 a «Io sto con Bolzano», 1 ad Alto Adige nel cuore, 1 al M5S.

La coalizione Spagnolli avrebbe ottenuto 20 eletti su 23 necessari per la maggioranza, la Lega 5, la coalizione di Urzì candidato sindaco 6, gli ecosociali 5, il M5S 5, Lista Benussi 2, Io sto con Bolzano 2.

Questo il dettaglio dei singoli gruppi: ai Verdi 3 consiglieri, A sinistra per Bolzano 2, al Pd 9, alla Svp 8, alla Lista civica per Spagnolli 3, Io sto con Bolzano 2, Lista Benussi 2, Forza Italia 2, Alto Adige nel cuore 3, Unitalia 1, la Lega 5, e il M5S 5.

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