Oltre via Einstein un deserto costato caro

Dopo Technoalpin e Salewa non si è insediato più nessuno. Strade e parcheggi non servono a nulla


di Davide Pasquali


BOLZANO. Sarebbe corretto definirla una cattedrale nel deserto se solo ci si fosse costruito sopra qualcosa. E invece, a parte la strada, tre rotonde e le infrastrutture primarie sotterranee, sopra terra non c’è un bel nulla. Nulla se si eccettua la presenza di ben diciotto idranti e addirittura settantadue cartelli stradali. Più cinquantuno lampioni al led e ventinove cartelli luminosi posti sugli attraversamenti pedonali e ciclabili. Sempre accesi, tutta la notte, tutte le notti. Anche se non servono a nulla: di qui non passa nessuno di giorno, figurarsi di notte.

Insomma, più che una cattedrale nel deserto, la zona di espansione a sud di via Einstein è vero e proprio deserto. Che è costato molto e continua a costare molto alla collettività, senza portarle alcun beneficio. Perché, dopo l’insediamento delle prime due aziende - Technoalpin (la prima, i lavori iniziarono nel 2009) e Salewa - nulla si è più mosso.

L’ente pubblico provinciale non è stato in grado di programmare. La Bls, ente funzionale della Provincia, non è riuscita ad escogitare strategie in grado di attrarre aziende nella zona. Forse sarebbe stato impossibile fare di meglio, visto che nel frattempo è arrivato lo tsunami della crisi economica. L’ente pubblico comunale però, ora, dopo anni di impasse, ancora tentenna, e finora non ha trovato il coraggio di fare la voce grossa con la Provincia, chiedendo maggiore elasticità normativa, per tentare di risolvere e incentivare l’insediamento di nuove imprese locali. Gli artigiani dell’Apa hanno chiesto di rivedere il piano di attuazione della nuova zona di espansione produttiva. Impossibile, dicono, realizzare ora edifici alti venti metri. Tanti soci, con gli anni, si sono ritirati. Mancano le pile, per costruire colossi. La crisi pesa troppo. Una variante urbanistica riguardo all’area ieri è stata discussa nella commissione municipale preposta, ma i pareri dei tecnici non sono stati sufficienti per convincere i consiglieri. Chi si è astenuto, chi ha votato contro. Insomma, un nulla di fatto. Si è chiesto all’assessore Pasquali di pretendere molto di più dalla Provincia.

Intanto, la situazione nell’area è quella descritta dai numeri. Se ci si prende la briga di contare, si rimane allibiti: gli idranti installati sono 18. Servono a niente. I super tecnologici e costosissimi lampioni a led, di ultima generazione, sono addirittura 51. Servono a niente e sarebbero molto più utili nei rioni popolari, dove ci sono pali della luce vecchi di decenni, assai meno luminosi. Il top sono i cartelli: se non abbiamo perso la tramontana, ne abbiamo contati 72. Settantadue! Costano centinaia di euro l’uno. Servono a niente. A fare piuttosto specie sono anche i cartelli luminosi, a led, di ultima generazione. Servono alle rotonde per illuminare dall’alto passaggi pedonali e ciclabili. Ne servirebbero, in tante zone della città, per illuminare per bene chi attraversa a piedi o in bici. E invece niente, si è deciso di posizionarli qui, in mezzo alla pampa. Sono la bellezza di 29. Servono a niente, specie di notte, ché qui, al massimo, quando calano le tenebre ci sono solo certe signorine e i loro clienti. I quali, di certo, preferirebbero il buio alla luce. Tutto attorno, i lotti. Vuoti. I frutteti sono scomparsi quasi tutti, tranne uno. Al loro posto, erbacce. Ovunque immondizie abbandonate già prima, figurarsi ora, dopo l’avvio del nuovo sistema di raccolta dei rifiuti. A proposito: questa è l’unica zona dove sopravvivono i cassonetti stradali del residuo, nel resto della città spariti nel 2013. Qui ce ne sono cinque, a chi servano non è dato sapere. Le ultime due perle. Ciclabile sbarrata perché è crollata la recinzione di un lotto. E, infine: quattro roulotte, un camper, tre auto. Un nuovo campo nomadi. Abusivo.

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