Omicidio col metanolo: la moglie lo aveva acquistato in patria

Gli inquirenti hanno trovato pesanti indizi a carico della donna. Il rapporto tra i coniugi era deteriorato L’imputata sta cercando far nascere sospetti sugli altri partecipanti alla festa ma non convince


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Dalla memoria dei computer sequestrati a Jana Surkalova, (la donna ceka di 42 anni accusata di aver ucciso il marito Josef Surkala con una dose massiccia di metanolo durante una festa a Laives) sono emersi almeno un paio di elementi che gli inquirenti considerano “interessanti “ e , soprattutto, utili a sostenere in giudizio l’accusa originaria e cioè omicidio volontario premeditato. Gli inquirenti lasciano trapelato poco o nulla sui nuovi elementi a disposizione. Sembra però che la donna, nei giorni precedenti il suo viaggio a Laives nel dicembre 2013 (per partecipare alla festa di fine stagione dell’azienda agricola Alois Defranceschi ove il marito lavorava) abbia cercato informazioni via web proprio sugli effetti del metanolo. Non solo. Sembra che gli inquirenti abbiano anche trovato conferma che il rapporto di coppia tra i due fosse alquanto deteriorato. A giorni il sostituto procuratore Giancarlo Bramante chiuderà l’indagine e dovrà tirare le somme per decidere se chiedere o meno il rinvio a giudizio. Allo stato dell’indagine si prospetta un processo tutto indiziario con un quadro accusatorio pesante ma al momento privo di una prova “regina” . Secondo la Procura la donna avrebbe pianificato l’omicidio in maniera da far sembrare quella del marito una morte naturale dovuta al suo vizio del bere e ad un malanno improvviso. Josef Surkala venne trasportato in condizioni disperate da un'ambulanza del 118 all'ospedale di Bolzano la notte del 13 dicembre 2013. Morì alle 23.25 di quella stessa sera, poco dopo il ricovero d'urgenza in quanto colpito da totale cecità (uno degli effetti irreversibili del metanolo). Fu l'autopsia effettuata dai i medici dell'ospedale San Maurizio ad evidenziare che non si trattava di un decesso per cause naturali. Nel sangue della vittima fu rilevata una elevata concentrazione di metanolo (250 grammi per litro di sangue, a fronte di un limite di sopportabilità del colpo umano di 40 grammi). Un dato che dimostra che chi la sera della festa a base di gin e vodka versò il metanolo nel bicchiere della vittima voleva essere sicuro degli effetti mortali. A tragedia avvenuta in casa della vittima nella Repubblica Ceka, gli inquirenti rinvennero alcuni flaconi di metanolo. La donna si è sempre difesa sostenendo che sarebbero stati acquistati dal marito in quanto consumatore di bevande alcoliche artigianali. In realtà gli inquirenti hanno agli atti la prova che la donna acquistò dell’altro metanolo poco prima del viaggio a Laives. Jana Surkalova si è sempre difesa cercando di far nascere sospetti (rivelando possibili moventi) anche su altri partecipanti all’ultima festa. Oltre alla donna e alla vittima c’erano altri quattro braccianti agricoli: due polacchi, un ceko e uno slovacco. Cinque persone (compresa la moglie) tra cui un sicuro assassino. Come un “giallo” firmato Agatha Christie.

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