Omicidio, l’ombra della premeditazione

Oggi il tunisino che ha confessato di aver ucciso Erna Pirpamer dovrebbe chiarire al giudice molti aspetti della tragedia


di Mario Bertoldi


BOLZANO. La grossa sorpresa potrebbe arrivare stamane. Per la prima volta il giardiniere tunisino che ha confessato di aver assassinato a coltellate Erna Pirpamer (con cui sostiene di aver avuto una relazione sentimentale) si troverà davanti al giudice per l’udienza che porterà alla convalida dell’arresto con relativo interrogatorio di garanzia. Aouichaoui Boubaker, 32 anni, non si fa illusioni. Sa di dover rispondere di un reato molto grave (omicidio volontario) e sa perfettamente che dovrà attendere in carcere l’esito dell’inchiesta ed il relativo processo.

Anche per questo il suo difensore, l’avvocato Enrico Lofoco, gli ha consigliato di collaborare con gli inquirenti. Stamane non dovrebbe esserci alcuna posizione ostruzionistica dell’omicida davanti al giudice delle indagini preliminari. E’ nell’interesse anche dell’omicida cercare di chiarire il più possibile la situazione. In primo luogo su due fronti dell’inchiesta: i rapporti personali tra vittima ed assassino ed il reale movente di questa tragedia che il giardiniere tunisino (secondo l’esito dell’autopsia) avrebbe cercato con determinazione.

La tesi del delitto passionale non convince nussuno, soprattutto gli inquirenti che sembrano poco propensi a credere che il tunisino abbia perso la testa per amore. Il movente probabilmente è di natura economica. E’ probabile che la sera del delitto l’uomo avesse chiesto un appoggio finanziario alla donna che aveva sempre considerato un punto di riferimento per la sua vita a Merano. La notte dell’arresto e della confessione, Aouichaoui Boubaker ha reso qualche ammissione su un problema legato al finanziamento per l’acquisto di un’auto. Pubblico ministero e giudice delle indagini preliminari tenteranno di proseguire su questa strada, di capire cioè quale sia stata l’effettiva scintilla che ha armato la mano del giardiniere tunisino. L’autopsia ha rivelato che chi ha colpito Erna Pirpamer lo ha fatto per uccidere. Le tre coltellate mortali sono state inferte con estrema determinazione in zone del corpo dove ben difficilmente si può credere di non correre il rischio di andare a lesionare organi vitali. Si può voler uccidere con tanta freddezza e determinazione una donna che si dice di amare? Difficile crederlo anche se l’indagato è stato indicato spesso come persona introversa, chiusa, senza amici anche negli ambienti degli immigrati nordafricani domiciliati in riva al Passirio. L’udienza di questa mattina dovrà anche chiarire alcuni aspetti importanti sulla detenzione del coltello. Il tunisino ha sempre dichiarato di aver avuto con sè il coltello da cucina a lama fissa (15 centimetri) per abitudine. Ha detto di essere stato abituato ad averlo sempre con sè per motivi di lavoro ed anche per tagliare il pane in occasione di qualche merenda. Una giustificazione quasi risibile se si pensa a tutti gli inconvenienti che un coltello a lama fissa di quelle dimensioni può comportare. Il giardiniere, però, lo aveva con sè anche la sera del delitto e non ha esitato ad usarlo per uccidere. «Ritengo comunque che il movente abbia poca rilevanza sotto il profilo processuale» ha puntualizzato ieri sera l’avvocato difensore Enrico Lofoco. Che sia per interessi economici, che sia per amore, l’imputazione è sempre di omicidio volontario. Ma proprio in relazione al coltello oggi potrebbe anche scattare l’aggravante della premeditazione.

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