Ospedale, martedì sciopero in sala parto

Il primario: «Siamo sotto organico. Tutto il reparto aderisce alla protesta nazionale. Saranno garantite tutte le urgenze»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Il 12 febbraio scatta lo sciopero nazionale dei ginecologi e delle ostetriche al quale aderisce anche il San Maurizio.

Sergio Messini, primario di Ginecologia e delegato provinciale dell’Aogoi (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani), spiega che all’ospedale verranno cancellati tutti i parti programmati mentre esami e visite ambulatoriali non urgenti saltano alla settimana successiva. In soldoni verranno sospese tutte le attività assistenziali ostetrico-ginecologiche non urgenti e non legate alla patologie neoplastiche (tumori). «I problemi nazionali - dice il primario - sono gli stessi anche in ambito locale. I tagli imposti dalla spending review e dalle altre manovre finanziarie degli ultimi anni stanno mettendo in ginocchio l’assistenza sanitaria anche in settori chiave come quello del “percorso nascita”. I tagli di personale e il contenzioso medico-legale sono arrivati ormai a livelli insostenibili. Non lavoriamo più con la dovuta serenità». Per un giorno saranno così bloccate le nascite programmate, fatte salve, e ci mancherebbe, le emergenze.

Messini spiega che il reparto dell’ospedale di Bolzano che fronteggia ogni anno 1.700 nascite, 80 mila prestazioni ambulatoriali e 4.000 operazioni chirurgiche fatica a reggere. «Siamo sotto organico. Non viene sostituito il personale in gravidanza ed abbiamo problemi anche con le malattie. In queste condizioni è praticamente impossibile riuscire a garantire gli standard che l’Asl ci impone, gli stessi dettati da Roma. Per stare nei tempi abbiamo a disposizione solo dieci minuti per ogni singola visita, sinceramente troppo pochi». Messini precisa che il reparto fronteggia 180 visite ordinarie la settimana, 150 visite ostetriche oltre ad una media di 20-25 urgenze al giorno: «Abbiamo in media un 30% di lavoro in più rispetto all’anno precedente con meno personale». Per il primario la politica, anche in Alto Adige, non può pretendere tutto. «L’Asl tiene aperti otto punti nascita in tutto l’Alto Adige - tra servizio pubblico e privato - ma poi non li mette nella condizione di lavorare come dovrebbero. E allora non ci siamo. Se la politica ha deciso, contro ogni ragionevole evidenza scientifica, di tenere aperti i punti nascita che hanno meno di mille parti l’anno, non può pensare di aprirli e basta deve anche garantire loro il personale sufficiente per farli funzionare a dovere, altrimenti fa prima ad eliminarli ed a tenere in vita solo quelli di Bolzano e Merano».

Va detto anche che lo sciopero di martedì 12 febbraio ha alla base una motivazione nuova nel panorama sindacale nazionale. «Sì, è vero. Non sciopereremo per rivendicazioni stipendiali o carrieristiche ma per sollecitare la parte politico-legislativa nazionale ed anche quella locale, finora insensibile ad ogni sollecitazione, ad affrontare il nodo ormai diventato insostenibile e potenzialmente esplosivo a breve delle carenze anche gravi di tutela degli operatori ostetrico-ginecologhi e pertanto anche delle gestanti, sia dal punto di vista della dotazione organico-strutturale dei punti nascita, sia dal punto di vista assicurativo-organizzativo».

Resta da capire cosa intenda Messini quando parla di “nodo assicurativo”. «Sono ormai migliaia in tutta Italia le denunce contro i ginecologi e gli altri operatori. E il dramma è che, a fronte di un clamore mediatico straordinario al momento della denuncia, a conti fatti il 98,8% dei procedimenti presso 90 Procure italiane a carico di sanitari (di cui circa il 10% ginecologi) è archiviato senza alcuna condanna per gli operatori. Ricordo a proposito che i dati dell’indagine sono della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari del 21 dicembre 2011 a cui ha contribuito anche l’Aogoi. Insomma la cosiddetta malasanità si rileva quindi un vero e proprio “bluff”, con annesso cortocircuito mediatico, che rovina la vita a molti colleghi e provoca gravissimi danni economici al sistema sanitario. Per quest’anno siamo ancora a posto con le assicurazioni, ma l’anno prossimo l’Asl dovrà spiegarci come uscirne perchè nessuno vuol più assicurare i medici. Per l’Azienda resta un grosso problema».

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