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Padel, l’amianto frena i lavori: campi pronti forse a marzo

Movimento in crescita. A Maso della Pieve sorgeranno tre campi ma nessuna garanzia sulla copertura. Gli appassionati: «Siamo indietro anni luce»


Aliosha Bona


BOLZANO. Siamo l'unico capoluogo di provincia, in Italia, senza un campo da padel. Se si estende l'analisi all'intero Alto Adige, non va meglio: una ventina di campi in tutto, di cui appena quattro coperti (uno al Rungg e tre nell'appena inaugurata struttura a Merano). Per gli appassionati significa che trovare un'ora libera è molto complicato in estate e quasi un'impresa d'inverno. Eppure, nonostante una carenza inspiegabile di strutture, il movimento è in grande crescita: si contano circa 400 tesserati, senza considerare i tantissimi amatori che non fanno numero e giocano una volta ogni tanto.

A Bolzano città, di un campo, nemmeno l'ombra. Ne sorgeranno tre in via Maso della Pieve, di fianco al rettangolo da calcio, ma la zona è tutta ancora un cantiere. La ditta che si occupa dei lavori, durante un sopralluogo, ha trovato dell'amianto in diverse parti del terreno. Materiale inquinante scoperto tra l'altro anche in una vicina casa Ipes, l'anno prima. A quel punto i tecnici hanno dovuto ridisegnare il programma con le scadenze e il cantiere, per mesi, è rimasto fermo. Sono state effettuate le bonifiche e la messa in sicurezza. Ora si vede il traguardo.

«Dovremmo esserci, si partirà al massimo a marzo - spiega il vicesindaco Stephan Konder - perché stiamo inserendo una variante per permettere l'eventuale copertura dei campi». Eventuale perché dipenderà dall'avanzo di bilancio e su quali progetti si deciderà di puntare. Bolzano quindi rischia di avere sì i campi, ma di giocare per otto mesi all'anno. La spesa del progetto è di 1.348.362 euro, totalmente finanziata dai fondi del Pnrr.

Le reazioni dei giocatori

«Coprire un campo è fondamentale, altrimenti non esisterà mai un settore giovanile. I corsi di padel seguono il calendario scolastico e vanno da settembre a giugno, quindi comprendono tutto il periodo invernale. Farli scoperti sarebbe un grave errore», sottolinea Mathis Pesarin. È il primo giocatore regionale in ordine di classifica e gira l'Italia per tornei: «Guardando in giro - prosegue - ti accorgi che siamo indietro anni luce rispetto alle altre realtà. Ma basta andare anche solo in Trentino per accorgersi della differenza. Qui ci sono più di 400 giocatori, tra cui molti giovani interessati a cominciare, che non riescono a trovare spazio».

Differenze con le altre realtà

Il più grande promotore di tornei provinciali invece si chiama Tomas Perini. «Non c'è posto per tutti - conferma -. Forse chi è iscritto in un circolo riesce a giocare anche due volte a settimana, per un amatore è difficile e, per il movimento, diventa un danno anche a livello economico. Se un bolzanino, ogni volta, deve andare fino a Merano, quindi un'ora di macchina, perde la voglia». La vera difficoltà, in Alto Adige, è costruire. «Avevo organizzato una cordata di imprenditori - spiega Perini - ma è pieno di ostacoli burocratici. I terreni si possono utilizzare, ma serve il cambio destinazione d'uso e molti Comuni non lo accettano. A Nalles avevamo un progetto, che si è concluso con un nulla di fatto perché la zona è a rischio idrologico, così come a Bronzolo». Andrea Tait, bolzanino, rappresenta invece la voce di molti amatori: «Da ottobre fino a marzo vado a giocare a San Giacomo, ma spesso in condizioni particolari, perché magari il terreno è umido e rischi di farti male. Le ore libere si trovano solo di mattina o di primo pomeriggio, ma non è compatibile con gli orari di lavoro. In città è da anni che attendiamo questi campi, ma ancora non si vedono. Chi comincia a giocare è scoraggiato dalla situazione».

Un boom di iscritte

Il padel, semplice da imparare e quindi accessibile a tutti, più di quanto non lo sia il tennis, ha rapito anche un folto movimento femminile. «Siamo partite che eravamo in tre lo scorso anno - sottolinea Barbara Stimpfl, iscritta al Tc Rungg - ora le giocatrici sono più di 50. È nato tutto per gioco, seguendo mio marito. Adesso è diventata una dipendenza. Il numero dei campi in Alto Adige però non è proporzionato al numero degli iscritti». Forte la presa di posizione della Lega comunale, con il suo capogruppo Roberto Selle: «Non si può più accettare che il capoluogo, che produce una fetta consistente del Pil provinciale, sia quasi sempre fanalino di coda nelle strutture sportive. Ci spieghino perché Merano ha dei campi coperti e a Bolzano sorgeranno, forse, in primavera. Per giunta senza copertura, di cui se ne riparlerà nel 2026».













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