Bolzano

Palaonda, il consiglio boccia l’intitolazione a Gino Pasqualotto 

La mozione della Lega non passa. Gabriele Repetto: «Affossata perché proposta da noi». Le critiche di Bob Oberrauch: «Gino è un monumento, ridicole queste beghette di partito»


Davide Pasquali


BOLZANO. Un poco - anzi, a dire la verità un bel po’ - a sorpresa, il consiglio comunale, dopo accesa discussione in aula, ha bocciato una mozione che chiedeva l’intitolazione del Palaonda al mitico Gino Pasqualotto, scomparso poco meno di due anni fa stroncato da un male incurabile. Molto rammaricata l’altra bandiera del Bolzano Hockey, l’amico Bob Oberrauch, estremamente delusi i consiglieri leghisti proponenti: «Era una questione apartitica, di cuore, di passione, e invece hanno prevalso le logiche di schieramento».

Il palazzo del ghiaccio, ricordava nel testo della mozione presentata a dicembre 2020 il consigliere Kurt Pancheri, è stato costruito nel 1994 in occasione del campionato mondiale di hockey su ghiaccio che si è svolto, oltre che a Milano, anche a Bolzano. E da quel momento è stato nominato Palaonda, per via delle travi in legno a forma di onde che ne sorreggono la copertura. «Ora, penso che sia arrivato il tempo di dare una precisa denominazione alla struttura ghiacciata intitolandola a Gino Pasqualotto, bandiera dell'Hockey Club Bolzano per un lungo periodo e recentemente scomparso. È un riconoscimento doveroso ad un atleta che ha dato tanto all’hockey cittadino e allo sport in generale».

La mozione era piuttosto elastica, nel senso che se non tutto il palazzetto si chiedeva almeno di dedicare a Gino una tribuna, «come si è fatto per lo stadio Druso». Durante il dibattito, il consigliere leghista Gabriele Repetto si è spinto oltre, e per mettere tutti d’accordo ha chiesto almeno di dedicare il Palaonda al 33, il numero di Pasqualotto, ritirato per sempre dalla squadra pochi mesi prima della morte del grande giocatore, in occasione di una cerimonia che ancora molti, in città, rimembrano con le lacrime agli occhi per la commozione. «Una scritta magari luminosa all’esterno: 33, e un nome: Pala33».

Al momento del voto, «l’emendamento sul 33 è passato con cinque voti favorevoli della maggioranza, ma poi, quando si è trattato di approvare l’intera mozione, la seduta è stata interrotta dalla presidente, allo scopo di richiamare all’ordine i cinque che avevano votato a favore, e così la mozione è stata bocciata, adducendo la scusa della legge provinciale che impedirebbe di intitolare se non sono trascorsi dieci anni dalla morte. Ma quella legge riguarda vie e piazze, e inoltre può essere derogata. Fra il resto, giustamente, lo si fece ai tempi per il Palamazzali».

«La politica spesso fa buone cose, come gestire il bene delle persone. Poi, la stessa politica, quando deve decidere una cosa ovvia, semplice, da voto unanime di tutto il consiglio con applauso finale, si incarta, diventa vecchia, fuori contesto, senza nessun rapporto con la realtà e con la nostra storia», è l’amaro commento di Robert Oberrauch. «Gino è un monumento della nostra città, intitolare il Palaonda a Gino è un atto dovuto, da fare senza pensarci e... quasi senza votare. Mi stupisce che le beghette di partito entrino in un argomento trasversale, l’hockey non è né di destra né di sinistra, non è né italiano né tedesco. Gino è l’hockey». Bob Oberrauch conclude con una piccola nota: «Quella cosa e scusa che bisogna aspettare dieci anni “secondo regolamento” fa sorridere e fa tenerezza. Premesso che in passato non si è applicata, per esempio per la grande Paola Mazzali o recentemente per Diego Armando Maradona a Napoli, semplicemente si fa una deroga o si cambia “regolamento”. Sono sicuro che ci ripenseranno... Ciao Gino».













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