Domani approda in Consiglio una vertenza decisa dal Tribunale dieci anni or sono

Parco Ortles, Comune nell'angolo

Scaduti i termini per l'esproprio del cantiere di Tosolini



BOLZANO. La partita fra il Comune e l'imprenditore Pietro Tosolini va ai supplementari. Nel senso che il tempo regolamentare è scaduto da alcuni mesi e finalmente la travagliata vicenda legata al terreno che sta all'angolo fra Via Ortles e Via Similaun approda in consiglio comunale, nell'ordine del giorno di domani. Quel terreno a ridosso dell'edificio dei Telefoni di Stato - 5600 metri quadrati - oggi ospita una gru arrugginita, un silo per il cemento ancor più arrugginito, materiale edile abbandonato e alcuni orti coltivati da abitanti del quartiere per gentile concessione del proprietario, cioè di Tosolini. Un terreno e una vicenda che gli abitanti di Via Ortles-Similaun non hanno dimenticato: dopo cinque ricorsi e dieci anni di contenziosi, e dopo varie raccolte di firme da parte dei residenti di Via Similaun i cui alloggi si affacciano proprio sul cantiere, la sentenza del Consiglio di Stato aveva chiuso definitivamente le cause che vedevano il Comune di Bolzano opposto all'imprenditore Tosolini e alla Provincia. Quest'ultima sollecitava una soluzione di compromesso, con parte del terreno edificata e parte destinata a verde, Aveva vinto il Comune e per gli abitanti di via Resia, via Ortles, via Similaun si realizzava un sogno a lungo atteso: vedere il vecchio deposito di materiale edile di proprietà dell'impresa Habitat trasformato in area verde. Quella seconda sentenza dell'aprile 2008 aveva definitivamente tranquillizato gli abitanti della zona che per anni avevano subito rumori e polveri del vecchio cantiere in cui l'impresa di Tosolini realizzava solai prefabbricati, su un'area - di 5600 metri quadrati - che per il Comune doveva diventare verde pubblico. «Tutto però si era arenato sul prezzo dell'esproprio: secondo Tosolini, il Comuen doveva pagare 9 milioni di euro per avere quel terreno, il Comune - ricorda l'avvocato Marco Cappello che ne curava gli interessi - ne offriva due, data la destinazione non certo sfruttabile per costruire». Da allora Tosolini si era mostrato generoso con gli abitanti del quartiere, concedendo ad alcuni l'uso del terreno per la creazione di piccoli orti. Abitanti che sarebbero ora gli unici a dolersi dell'intervento del Comune per trasformare anche i loro orticelli in verde pubblico. Ora il Comune deve decidere, dopo aver completato la modifica urbanistica, su come procedere all'esproprio e dove trovare i soldi per andare avanti col progetto. Anche perché i tempi, come si diceva, stringono: «Entro dieci anni dalla prima sentenza del Tribunale - spiega l'avvocato Cappello - il Comune avrebbe dovuto procedere con la trasformazione in verde pubblico. Ora il tempo è scaduto e c'è il rischio che il terreno venga rimesso ai proprietari». Con la conseguenza di una clamorosa beffa per chi ha atteso per anni il verde, ma anche di una possibile richiesta di danni da parte di Tosolini. (f.za.)

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