Pedofilia, chiesto il processo per il maestro 

Contestata la violenza sessuale con due aggravanti: l’età delle bambine e la posizione di insegnante dell’inquisito


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Il maestro accusato di pedofilia e sotto inchiesta dalla primavera dello scorso anno per presunti abusi nei confronti di sue alunne, il 20 marzo prossimo comparirà davanti al giudice dell’udienza preliminare Emilio Schönsberg. A conclusione dell’inchiesta la Procura della Repubblica ha deciso di esercitare l’azione penale ed ha chiesto il rinvio a giudizio dell’indagato. A carico dell’uomo non è più in vigore alcun provvedimento cautelare. Il maestro, dunque, è completamente libero. Particolarmente nutrito il capo d’imputazione nel quale sono indicati diversi episodi incriminati, documentati dalle telecamere-spia installate dagli inquirenti nell’aula ove il maestro insegnava. I fatti sono avvenuti in una scuola elementare altoatesina ove il maestro (nel frattempo sospeso da ogni attività didattica) insegnava la lingua italiana.

All’insegnante la Procura contesta la violenza sessuale (609 bis) con relative circostanze aggravanti (609 ter) che fanno riferimento al fatto che le bambine oggetto delle attenzioni maniacali erano di età inferiore ai dieci anni ed erano affidate all’indagato per finalità di insegnamento.

Si tratta di aggravanti pesanti anche in relazione al ruolo di responsabilità che un maestro riveste nei confronti dei propri alunni e dei loro genitori. In questo caso l’uomo avrebbe approfittato della propria posizione professionale per allungare le mani su una dozzina di bambine che sarebbero state accarezzate ripetutamente sulle cosce (anche nelle zone inguinali). La posizione dell’insegnante è molto pesante. L’uomo non ha mai ammesso proprie responsabilità ma deve fare i conti con le immagini delle micro telecamere che avrebbero documentato toccamenti e palpeggiamenti morbosi.

Gli abusi sarebbero stati messi in atto approfittando di alcuni momenti in cui, nell’ambito dell’attività didattica, le alunne si erano avvicinate al maestro. Le immagini delle telecamere-spia sarebbero eloquenti, almeno per quattro casi. Secondo l’accusa, non appena possibile, l’insegnante avrebbe approfittato della sua posizione per toccare e palpeggiare diverse alunne che (per fortuna) non avrebbero avuto l’impressione (almeno per quanto emerso sinora) della gravità del suo comportamento. Questo perché il maestro avrebbe sempre cercato di far apparire le carezze e i toccamenti come espressione di un affetto del tutto innocuo e senza alcuna finalità di tipo sessuale. A tal proposito, nel corso dell’inchiesta il giudice ha disposto l’audizione in modalità protetta (nella cosiddetta sala specchi e alla presenza di uno psicologo) di almeno una delle bambine abusate. Ovviamente nulla è trapelato sull’esito dell’incidente probatorio ma il fatto che la Procura abbia deciso di esercitare l’azione penale significa che le ipotesi accusatorie formulate avrebbero trovato conferme. Ricordiamo che all’epoca dei fatti era stato lo stesso maestro inquisito a far emergere il caso, seppur indirettamente. Parlando con alcuni genitori l’uomo aveva anticipato che i bambini a volte erano troppo affettuosi e che alcuni suoi comportamenti avrebbero potuto essere fraintesi. A quel punto, dopo alcuni racconti dei bambini ai propri genitori, gli inquirenti decisero di piazzare in aula le telecamere-spia. L’insegnante finì in carcere e dopo un paio di settimane posto agli arresti domiciliari. Fu ovviamente sospeso da ogni attività didattica con procedimento disciplinare avviato dall’Intendenza scolastica a livello amministrativo. Ora il procedimento è destinato ad entrare nel vivo con l’udienza del 20 marzo.













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