Pensioni «non dovute», l’Inps vuole i soldi indietro

Il patronato Cgil: decine di casi anche qui. Chieste somme da 100 euro a 10 mila Obergasser: sono lettere di indebito. A chi non paga arriva la cartella esattoriale


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Pensionati in allarme anche in Alto Adige. In questi giorni decine di anziani, una parte dei quali con la minima, si sono visti recapitare a casa delle comunicazioni da parte dell’Inps, nelle quali veniva chiesta la restituzione di somme relative agli assegni percepiti tra il 2002 e il 2004. E si tratterebbe di somme ingenti, fino a diverse migliaia di euro, come ha confermato ieri Anny Obergasser, reponsabile del patronato Inca-Cgil. Le lettere, tra l’altro, sono partite proprio adesso, in tutta Italia, perché altrimenti scadrebbe il termine di prescrizione decennale. «Purtroppo - spiega la Obergasser - non si tratta nemmeno di casi isolati. E spesso restano coinvolte persone che percepiscono la minima. Poco più di cinquecento euro grazie anche ad una serie di integrazioni». Il via vai al patronato, spiega la responsabile della Cgil, nelle ultime settimane è stato continuo. «Tecnicamente - continua la Obergasser - si tratta di lettere di indebito, nelle quali l’Istituto nazionale di previdenza sociale contesta le somme percepite nell’arco del triennio considerato ma anche di anni successivi».

Solo in provincia di Bolzano, secondo il patronato, i pensionati coinvolti sarebbero alcune decine, probabilmente anche un centinaio. «Naturalmente - prosegue la Obergasser - si tratta di situazioni molto diverse fra loro con richieste quasi irrisorie, nell’ordine di poche decine di euro, ma anche di diverse migliaia di euro. In un caso, se non ricorso male, siamo arrivati quasi a diecimila euro».

Le persone che si presentano al patronato nella maggior parte dei casi sono spaventate e chiedono aiuto. «Il consiglio che diamo in questi casi è quello di portarci tutte le carte, in modo tale da riuscire a predisporre il ricorso in un lasso di tempo ragionevolmente breve».

Il motivo è presto detto. «Nelle lettere di indebito il pensionato viene invitato a pagare nel giro di pochi giorni. Solitamente si tratta di poche settimane. Non di più. E chi non paga rischia grosso».

Il passaggio successivo, per chi non fa ricorso e non riesce a saldare il suo debito con l’Inps nei termini richiesti, è l’arrivo di una cartella esattoriale. «Se la posizione non viene regolarizzata in tempo utile - conclude la Obergasser - la pratica passa ad Equitalia, a cui viene dato mandato di incassare quanto dovuto. Tra l’altro coloro che si sono rivolti al patronato sono riusciti, in diversi casi, a dimostrare di avere ragione. Siamo noi, infatti, a ricostruire le posizioni dei singoli». Ieri, purtroppo, non è stato possibile rintracciare telefonicamente il direttore dell’Inps per una replica.

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