Per l’ omicidio di Nicoleta Caciula cambierà il capo d’imputazione 

Bolzano. La decisione della Corte di Cassazione di annullare il patteggiamento ad appena 4 anni e 10 mesi di reclusione di Loris Daniel Caciula (con derubricazione del capo d’imputazione), ha aperto...



Bolzano. La decisione della Corte di Cassazione di annullare il patteggiamento ad appena 4 anni e 10 mesi di reclusione di Loris Daniel Caciula (con derubricazione del capo d’imputazione), ha aperto nuovi scenari nel processo per la morte di Nicoleta Caciula, la zia 46enne dell’imputato. Quest’ultimo ora è in completa libertà in attesa della definizione del processo che lo riguarda.

Come noto il giovane era stato in un primo tempo arrestato con l’accusa di omicidio volontario (con dolo eventuale) per aver provocato la morte della zia stringendole il braccio intorno al collo, da dietro, con una mossa di Krav maga, disciplina israeliana di combattimento e difesa. In fase di definizione del procedimento in sede preliminare, la derubricazione del capo d’imputazione in omicidio preterintenzionale era stata accettata da tutte le parti processuali, compresa la Procura della Repubblica. Successivamente al patteggiamento era stata la procuratrice Marchesini a chiedere (come Procura generale) l’annullamento del patteggiamento per «errata qualificazione giuridica del fatto». E la Corte di Cassazione ha accolto in pieno l’istanza annullando il patteggiamento e inviando nuovamente al tribunale di Bolzano gli atti.

Il ricorso accolto a Roma prevede che il procedimento riparta da zero con un nuovo capo d’imputazione. Secondo la difesa di Loris Daniel Caciula, non è detto però che si debba per forza ripartire contestando all’imputato l’omicidio volontario. A tal proposito si dovrà attendere di conoscere le motivazioni del provvedimento della Suprema Corte.

I rilievi della quinta sezione potrebbero infatti essere derivati semplicemente da una esposizione giuridicamente deficitaria del capo d’imputazione stilato dalla pubblica accusa. In altre parole la Procura potrebbe aver formulato un capo d’imputazione da omicidio volontario (seppur con dolo eventuale) sulla base del quale sarebbe giuridicamente incompatibile un patteggiamento in omicidio preterintenzionale. Il problema giuridico potrebbe dunque essere risolto riformulando il capo d’imputazione sulla base del quale avviare il nuovo procedimento. Ricordiamo che, secondo il ricorso, non si sarebbe trattato di un omicidio preterintenzionale, bensì volontario. La volontà omicidiaria sarebbe dimostrata dalla dinamica dei fatti: Daniel Caciula, stringendo il braccio intorno al collo della zia per oltre dieci secondi, avrebbe avuto consapevolezza che quel tipo di mossa avrebbe comportato il blocco del flusso del sangue e dell’ossigeno al cervello della vittima. Secondo questa tesi Daniel Caciula avrebbe in pratica accettato il rischio che la zia potesse morire, agendo quindi con il cosiddetto dolo eventuale. Secondo il patteggiamento, invece, la morte della donna sarebbe giunta come conseguenza non voluta della mossa di Krav maga (una tecnica di combattimento) fatta dall’imputato per difendersi da una presunta avance (che non ha mai trovato negli atti alcun riscontro oggettivo). Per far ripartire il processo si attenderà dunque il deposito delle motivazioni della Corte di Cassazione. MA.BE.

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