IL CASO

Per la morte di Socin in palestra la famiglia vuole altre indagini 

Moglie e fratelli della vittima si sono opposti all’archiviazione. È indagata la dirigente scolastica della scuola. Troppi gli elementi ritenuti non chiari. Il mistero del telefonino della vittima trovato sotto un materassino un mese dopo 


Mario Bertoldi


Bolzano. Era il 5 settembre di due anni fa quando Maurizio Socin, custode della palestra e bidello del complesso scolastico Longon Archimede di via Roen, venne trovato privo di vita all’interno della palestra del complesso scolastico. Secondo l’ufficio sicurezza del lavoro della Provincia di Bolzano la tragedia non sarebbe da annoverare tra gli infortuni sul lavoro in quanto la vittima sarebbe stata impegnata nella preparazione della palestra per un allenamento fisico personale al termine del turno di lavoro (previsto alle 14). Sulla base di questa conclusione la Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico della dirigente scolastica responsabile, iscritta sul registro degli indagati con l’ipotesi di accusa di omicidio colposo. La famiglia di Maurizio Socin (moglie e fratelli) si è opposta all’archiviazione, chiedendo - di fatto - un supplemento di indagine sulla tragedia. Secondo la famiglia Socin sarebbero diversi gli aspetti mai chiariti sulla dinamica dell’incidente.

Come si ricorderà Maurizio Socin riportò lesioni mortali a seguito della caduta a terra da uno dei seggioloni utilizzati per arbitrare le partite di pallavolo, sulla cui sommità avrebbe anche sistemato una scala di tre metri per raggiungere il soffitto della palestra ed ancorare delle corde utilizzate per esercizi ginnici. La famiglia sospetta che al custode qualcuno avesse dato il compito di installare le corde a seguito dell’inizio dell’anno scolastico. La Procura si è invece convinta, sulla base anche della relazione conclusiva dell’ufficio sicurezza del lavoro, che Maurizio Socin stesse installando le corde per un suo allenamento personale. L’iscrizione sul registro degli indagati della dirigente scolastica fu un atto dovuto in quanto responsabile della sicurezza.

Ipotizzando l’ incidente sul lavoro, infatti, la dirigente scolastica si trovò indagata per omicidio colposo , nell’eventualità avesse assegnato alla vittima delle mansioni che non solo non sarebbero state di sua competenza ma per le quali lo stesso Socin non aveva neppure mai avuto alcuna valida formazione professionale. «L’opposizione della famiglia alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura non è contro una persona o contro l’attuale indagata - ha spiegato ieri l’avvocatessa Sara Carsaniga che difende gli interessi della famiglia assieme ad altri legali - in realtà noi riteniamo che possa esserci una spiegazione diversa della tragedia. La conclusione a cui sono giunti gli inquirenti non è supportata da elementi oggettivi. E’ questo che noi contestiamo».

La famiglia Socin, dunque, ritiene di non poter condividere la tesi che il custode abbia corso un rischio del genere semplicemente con l’idea di fare ginnastica. Dall’indagine sono emersi alcuni elementi mai chiariti. Sulla base di quanto dichiarato da alcuni testimoni, ad esempio, il giorno della tragedia Maurizio Socin sarebbe giunto al lavoro con vestiti diversi da quelli poi rinvenuti sul cadavere, a dimostrazione che l’uomo nel primo pomeriggio si sarebbe cambiato con un abbigliamento ginnico proprio per allenarsi. La famiglia però sottolinea che altri vestiti non ne sono mai stati rinvenuti nella palestra. Così come sarebbe misteriosa anche un’altra circostanza: il telefonino della vittima venne recuperato sotto un materassino solo un mese dopo la disgrazia (nonostante il luogo fosse stato attentamente ispezionato il giorno del dramma). «Noi chiediamo che sia ripetuta in contraddittorio con le difese la prova tecnica sulla dinamica dell’incidente effettuata dall’ispettorato - spiega ancora l’avvocatessa Carsaniga - va verificato se realmente Maurizio Socin possa aver fatto tutto da solo. Inoltre riteniamo non condivisibile la conclusione a cui è pervenuto l’ispettorato del lavoro addebitando la tragedia alla sola volontà della vittima di fare ginnastica». La dirigente scolastica è difesa dall’avvocato Carlo Bertacchi che si richiama proprio alle conclusioni dell’ispettorato del lavoro per chiedere che la richiesta di archiviazione della Procura venga accolta. «Le conclusioni dell’ispettorato sono chiare - ricorda il legale - il comportamento del lavoratore fu anomalo, al di fuori delle sue mansioni e dettato da motivi personali. Dal mansionario è emerso che non sarebbe spettato a Socin (ma ai manutentori del Comune) il compito di ancorare le funi al soffitto. Al momento dell’infortunio Socin era vestito da allenamento, indossava una tuta e i guanti da palestra».

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Altre notizie

Attualità