Il processo

Perse l’uso di un braccio per violazione delle norme: tre dirigenti dell'azienda condannati

Il grave infortunio sul lavoro in val Pusteria ricostruito in tribunale. Nei guai i vertici di una società di movimento terra e il responsabile del servizio prevenzione. Provvisionale di 50 mila euro


Mario Bertoldi


BOLZANO. Sono stati necessari sei anni di dibattimento in sede penale per riuscire ad ottenere il riconoscimento delle responsabilità di un grave incidente sul lavoro avvenuto nel 2013 in val Pusteria.

Il giudice Ivan Perathoner l’altro giorno ha condannato tre dirigenti di un azienda di movimento terra accusati di non aver messo in atto tutti gli accorgimenti possibili per evitare un doloroso infortunio sul lavoro che ha visto protagonista e vittima un addetto alla lavorazione di materiale ghiaioso.

A finire sotto processo sono stati il presidente ed il vicepresidente del consiglio di amministrazione della società in questione, nonchè il responsabile del servizio di prevenzione. Il lavoratore coinvolto nell’incidente riportò l’amputazione di un braccio.

La ricostruzione dei fatti, avvenuta durante il dibattimento davanti al tribunale, ha permesso di stabilire che il giorno dell’infortunio la vittima si trovava impegnata nella manutenzione di un nastro trasportatore. L’intervento tecnico si era reso necessario per la pulizia e la lubrificazione dei cuscinetti ma proprio durante l’intervento il tecnico è purtroppo scivolato finendo drammaticamente con il braccio sinistro nel rullo del nastro trasportatore in movimento.

L’uomo fu rapidamente soccorso da alcuni colleghi e trasportato d’urgenza in ospedale. Non vi fu però nulla da fare per salvare la funzionalità del braccio.

L’indagine venne conclusa dall’allora procuratore aggiunto Markus Mayr che un anno dopo i fatti chiede il rinvio a giudizio dei tre imputati ora condannati con l’aggiunta del produttore del macchinario che però ora è stato assolto.

Tutti erano finiti sotto inchiesta con l’accusa di lesioni. Sia il datore di lavoro nella relazione di valutazione dei rischi professionali sotto il profilo della sicurezza sia il responsabile del servizio di prevenzione erano stati accusati di aver omesso di indicare i punti di rischio lungo il nastro trasportatore in assenza di accessi sicuri per la pulizia e la lubrificazione.

Nel corso del processo (con diverse udienze e numerosi testi chiamati a deporre) è anche emersa l’assenza di dispositivi efficienti contro il contatto accidentale con elementi mobili. Il macchinario sarebbe stato anche privo dei dispositivi di arresto d’emergenza.

Come accennato la Procura della Repubblica chiese il rinvio a giudizio dei responsabili dell’azienda nel 2014. Un paio di anni dopo iniziò il dibattimento che ora si è concluso in primo grado con la condanna del presidente e del vicepresidente del consiglio di amministrazione (15 giorni di reclusione a testa) oltre che del responsabile del servizio di prevenzione a cui è stato inflitto un mese. Per tutte le condanne è stata concessa la sospensione condizionale.

L’infortunato (patrocinato dall’avvocato Marco Mayr, legale fiduciario della «Giesse risarcimento danni di Belluno») ha ottenuto una provvisionale di 50 mila euro. Per il risarcimento completo del danno andrà e avviata una causa civile.













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