Personale e beni, cura dimagrante Svp

A Dorfmann l’incarico di risanare: oltre al debito milionario si deve fare fronte allo stop del finanziamento pubblico


di Francesca Gonzato


BOLZANO. È Herbert Dorfmann il «risanatore» della Svp. All’eurodeputato, divenuto presidente della commissione interna delle finanze, è stato affidato il compito di fare transitare la struttura del partito, già gravata da quasi 5 milioni di debito, verso la nuova èra di austerity, provocata dal taglio del finanziamento pubblico ai partiti, che andrà a regime nel 2017. Vendita degli immobili, riduzione «soft» del personale, campagna di autofinanziamento: queste le direttrici di Dorfmann. Dopo Forza Italia, con la tessera portata a 50 euro, e il Pd, impegnato nella battaglia contro gli eletti «morosi», approda in via Brennero il nostro viaggio nei partiti altoatesini che devono inventarsi un nuovo modo per sopravvivere. Gli interventi toccheranno la Svp in misura proporzionale alle sue dimensioni di partito più forte, con 50 mila iscritti e una struttura ritagliata su queste dimensioni e su una capacità finanziaria non più replicabile. «Non possiamo farci illusioni, la Svp non potrà più essere come la abbiamo conosciuta», anticipa Dorfmann. Il lavoro della commissione finanze corre sul filo: la ramificazione territoriale della Svp è la sua forza. La sfida: tagliare i costi senza intaccare la natura del partito. Nell’ultima seduta della Parteileitung Dorfmann ha anticipato i primi provvedimenti del piano di risanamento, che verrà presentato al termine della estate.

Una decisione è già stata presa: vendere il bar di via Brennero e la sede del partito a Brunico. Perché iniziate da qui?

«Perché la misura più facile da adottare, in questa nuova fase, è rinunciare a ciò che non è necessario. Il bar era stato acquistato con tutta un’altra filosofia, come locale a disposizione del partito, mentre è diventato un normale bar, aperto a tutti. La sede di Brunico è più grande del necessario, anche perché una parte del lavoro oggi può essere centralizzata ed effettuata in via Brennero».

Il capitolo del personale è il più sensibile. Come pensate di muovervi? In molte regioni i partiti chiederanno la cassa integrazione per una parte dei collaboratori.

«No, speriamo proprio di non arrivare a questo. Siamo già scesi da 20 a 15 dipendenti.Dovremo proseguire, perché le finanze del partito non permetteranno più tale struttura. Il nostro obiettivo è farlo trovando forme di accordo con i collaboratori, senza misure drastiche».

Quanto perderete di finanziamento pubblico ai partiti?

«Attualmente contiamo ancora su 500 mila euro. Diminuiranno ogni anno e dal 2017 non avremo più nulla. Questa progressione ci consente di mettere in campo un piano con un certo margine di tempo davanti. L’importante però è averlo questo piano, perché il debito della Svp non è di oggi, ma di diversi anni fa e c’è stata la tendenza a lasciare andare le cose».

Oltre al taglio delle spese come pensate di incidere sulle entrate?

«Si dovrà puntare sul tesseramento e sulla nuova formula delle donazioni dei cittadini attraverso il 2 per mille».

Ma proprio il tesseramento quest’anno è partito in ritardo a causa dello scandalo dei vitalizi. Come sta andando?

«Dipende dalle zone. La vicenda non ci ha aiutato. Alcuni gruppi locali chiuderanno il tesseramento in pari con il 2013, altri subiranno perdite».

Si è caricato una bella sfida. «I compiti semplici sono quelli noiosi».

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