L'INTERVISTA alberto sigismondi forza italia 

«Più immigrati non significa più delinquenza» 

Centrodestra. Il consigliere comunale e il ruolo di «moderato» nella coalizione di Zanin: «Non mi piacciono gli slogan facili ma alcune situazioni di Bolzano sono un problema, è evidente»



Bolzano. Alberto Sigismondi fa politica da una vita. «Ma nasci incendiario e finisci pompiere», quindi l’uomo cresciuto nell’Msi si trova co-coordinatore e candidato di Forza Italia con il ruolo del moderato nella coalizione di centrodestra che appoggia Roberto Zanin. Lo abbiamo sentito sulla sicurezza. «Secondo me questo tema non deve avere un colore politico», dice.

Perché?

Perché ci riguarda tutti. Non credo all’equazione facile «più immigrazione uguale più criminalità». Certo che i due percorsi possono intrecciarsi, ma credo fortemente nella via di mezzo tra chi dice «poverini» a prescindere e chi criminalizza gli stranieri. Chi non ha diritto di restare, va rimpatriato, serve una politica europea, ma non resto indifferente di fronte a una famiglia di immigrati che non ha nulla da mangiare. D’altro canto, capisco un pensionato, che magari vede un immigrato arrivato da pochi anni cavarsela meglio di lui. Scatta la rabbia. Chi fa politica deve risolvere i problemi, non alimentare il disagio.

La Lega ora associa immigrazione e contagio da Covid.

Sono un “reduce” degli anni Settanta, ci vuole ben altro per impressionarmi. Come dice Zanin, un conto sono gli slogan, altro il programma che presenteremo. Tanto lo sappiamo tutti, i flussi migratori puoi regolarli, non fermarli. Non ci sono riusciti nemmeno i romani...

Anche lei però alla parola «sicurezza» associa subito gli immigrati.

Figuriamoci se mi dimentico che anche noi «autoctoni» non ci facciamo mancare nulla in tema di delinquenza.

Bolzano è sicura?

Meno del passato e sicuramente un genitore indica ai propri figlie e figlie una serie di luoghi in cui è meglio non passare.

Soluzioni?

Aumentare le telecamere. E ho grande nostalgia della figura dei poliziotti di quartiere: aiutavano le persone, avevano un potere deterrente.

Le associazioni dei volontari chiedono al Comune una struttura diurna per accogliere chi è sulla strada. È favorevole?

Sì, ragionando bene a chi affidare la gestione. In Italia abbiamo avuto casi sufficienti di accoglienza che diventa business.

Per molti anni il circolo Gentile di via Aosta è stato il suo «ufficio» politico, Cosa pensa delle periferie bolzanine?

È il punto dolente di questa amministrazione. Si è fatto poco per i quartieri. Questo è legato anche al limbo in cui sono stati parcheggiati i consigli di quartiere. Dovrebbero essere il cuore di ogni zona della città. Soprattutto i quartieri «nuovi», che non sono più tali, restano agglomerati in cui le persone vanno a dormire. Pensiamo a quanto fa bene il Teatro Cristallo: spettacoli, concerti, presentazione di libri, conferenze. E le persone arrivano. Perché non si può replicare questo modello nelle sale civiche dei quartieri? Sì dirà che la cultura costa. Sì, ma fa risparmiare tanti altri soldi grazie ai problemi sociali che evita. È lo stesso discorso della prevenzione in sanità. Caramaschi ha lavorato bene sul bilancio, ma Bolzano ha bisogno di cuore, passione e senso di appartenenza, altrimenti resta una città di frontiera divisa tra italiani, stranieri e immigrati. Altrimenti continuerà la fuga. Ma è normale?

Cosa?

Quanti pensionati, e non solo, tornano nelle regioni di origine? I mei vecchi compagni di battaglie Paolo Bertolucci e Maria Teresa Tomada si sono trasferiti in Veneto. Perfino Holzmann è andato a Laives. FR.G.

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