La pandemia

Pinzger: «Si riparte? Il 20% dei locali non riaprirà più» 

A Bolzano hanno annunciato la chiusura il “Lumina” e il “Margi”. Benetello: «Sulle scelte pesano oltre alle spese fisse, l’ incertezza del futuro e lo stravolgimento dello stile di vita provocato dalla pandemia»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Fra una decina di giorni bar e ristoranti, seppur con alcune limitazioni, potranno riaprire. Purtroppo però, noi prevediamo che circa il 20% degli esercizi non rialzerà le serrande. Un anno di lockdown ha penalizzato soprattutto il settore della ristorazione. In Alto Adige dal 31 gennaio i locali sono chiusi; ammessi solo asporto e consegna a domicilio, a queste condizioni è dura resistere. Soprattutto quando a fronte di zero entrate, ci sono una serie di spese, a partire dagli affitti. Fortunatamente in Alto Adige, nella stragrande maggioranza dei casi, gli alberghi sono di proprietà». Manfred Pinzger, presidente dell’associazione albergatori ieri a Roma per la manifestazione degli operatori del settore che chiedono di poter lavorare, guarda con forte preoccupazione alla ripartenza. Un pessimismo il suo giustificato dall’incertezza di quando e come soprattutto si potrà ripartire, oltre che da alcuni segnali che arrivano proprio dal capoluogo. Il bar-ristorante “Lumina” di via Galileo Galilei sulla pagina fb ha annunciato la chiusura il 28 aprile; il bar “Margi” di piazza Erbe, punto di ritrovo di molti giovani, spiega così la dolorosa decisione: «Quest’ultimo anno di pandemia, unito a chiusure forzate e restrizioni ci hanno segato le gambe. Purtroppo abbiamo spese che non possono essere né rimandate, né dimenticate. Per questo (sicuramente non a cuor leggero) abbiamo deciso di terminare questa avventura».

La speranza è che questi siano e rimangano due casi isolati; il timore è che sia solo l’inizio. «Purtroppo la pandemia - dice Mirco Benetello, direttore di Confesercenti - ha rivoluzionato lo stile di vita di tutti. I locali che lavoravano, in particolare a mezzogiorno, con una clientela formata da impiegati e professionisti, adesso fanno fatica, perché penalizzati dallo smart working. Un modo di lavorare che rimarrà almeno in parte anche quando la pandemia sarà finita. Le stesse difficoltà ed incertezze pesano su chi viveva organizzando eventi serali fatti di cene in compagnia di amici, musica, ballo. Altro problema è quello delle dimensioni dei locali. Se piccolo prima poteva essere sinonimo di intimo; adesso diventa difficile da gestire dovendo fare i conti con le regole del distanziamento».

Vista la situazione, c’è bisogno innanzitutto di ristori per sostenere il settore e le migliaia di persone che, anche in Alto Adige, ci lavorano. «Però - avverte Pinzger - non c’è da farsi troppe illusioni: ho parlato con i colleghi del Lussemburgo che ottengono come ristori il 100% del fatturato perduto; l’80% in Austria; 3,3% da noi. Per questo l’aiuto più importante è consentire a ristoratori, baristi, albergatori di tornare a lavorare».

La stessa richiesta che arriva da Elena Bonaldi, vicepresidente di Confesercenti: «Bisogna dare la possibilità al settore di ripartire: in sicurezza ma si deve ripartire. È l’aiuto più importante che si può dare alla categoria».













Altre notizie

Attualità