Precari, 105 «prigionieri» della Provincia

Esclusi dalle assunzioni garantite dalla «Buona scuola» nel resto d’Italia ma anche senza posto fisso in Alto Adige



BOLZANO. Precari da anni nella scuola italiana dell’Alto Adige, alcuni da molti anni, ma impossibilitati a trasferirsi in altre regioni per essere immessi in ruolo. Si dichiarano «prigionieri» e per questo da ieri protestano davanti alla Provincia con le catene attorno ai polsi. È la nuova, accorata protesta del coordinamento dei precari Gae (graduatoria a esaurimento). Sono 105 docenti, alcuni di loro, forse 30-40, verranno stabilizzati nel nuovo anno scolastico, ma chiedono alla Provincia di intervenire. Si erano fatti sentire durante la prima applicazione della legge «Buona scuola», che ha garantito un posto fisso a quasi centomila precari in Italia. Non in Alto Adige, dove la legge non è stata adottata. «Adesso si sono aperte le porte per altri 56 mila precari e ancora una volta siamo esclusi», raccontano i docenti in presidio per tutta la settimana davanti al consiglio provinciale con la bandiera italiana, quella europea e lo Statuto di autonomia. Enrico Palazzi è il portavoce: «Non abbiamo il diritto di essere stabilizzati spostandoci in altre regioni. Dobbiamo restare qui, ma da precari. È una condizione assurda, inaccettabile. Aggravata dalla costituzione di una nuova graduatoria con docenti dotati di abilitazioni diverse da cui rischiamo di essere scavalcati. È una guerra tra poveri», accusano (li sostiene il consigliere provinciale Alessandro Urzì). La battaglia è prima di tutto giudiziaria, con cause di lavoro promosse da singoli insegnanti, ricorsi al Tar del coordinamento (ora davanti al Consiglio di Stato), in attesa che si pronunci anche la Corte costituzionale. Sono docenti con molti anni di lavoro alle spalle. Sono stufi, dicono, «di tavoli tecnici. Gli incontri con l’assessore Tommasini non hanno potato a nulla. Ci ha detto chiaramente che senza l’assenso della Svp non ha la forza politica di fare nulla». Ieri mattina in piazza Magnago hanno intercettato il presidente Arno Kompatscher, che ha promesso di contattare l’assessore Philipp Achammer per un approfondimento.

«La precarietà significa che non programmi l’acquisto di una casa, o magari non fai figli», raccontano. Filippo Esposito, insegnante di musica, si sta avvicinando alla pensione: «La precarietà ti divora». Chiedono un incontro urgente al ministero. Se non potranno partecipare alle assunzioni garantite dalla «Buona scuola» in altre regioni («fate uscire i prigionieri»), chiedono alla Provincia di aumentare la dotazione dell’organico, «per progetti di offerta formativa potenziata». La sovrintendente Nicoletta Minnei ribadisce: «Non si dica che ci disinteressiamo di queste persone. Anche pochi giorni fa mi sono confrontata con l’ufficio di gabinetto del ministero. Negli ultimi sette anni abbiamo già applicato tutte le possibilità di organico potenziato. Su una pianta organica di 1860 docenti, abbiamo 200 persone assunte per i posti vacanti (malattie, maternità). Oltre l’85% dei nostri docenti è a tempo indeterminato». (fr.g.)

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