«Priorità rimuovere le piante abbattute» 

Per il professor Tonon (Unibz) c’è il rischio che il “bostrico” attacchi anche gli alberi rimasti in piedi



BOLZANO. Ettari ed ettari di bosco rasi al suolo, migliaia e migliaia di alberi sradicati e abbattuti come fossero stuzzicadenti. Come può essere accaduto tutto questo? Quali possono essere le conseguenze di una simile catastrofe? Quali sono gli interventi necessari, ora? Domande che un po’ tutti, in queste drammatiche giornate, si sono posti. «È stato un evento estremo – spiega Giustino Tonon, professore ordinario di Ecologia forestale, Silvicultura e Cambiamento climatico alla facoltà di Scienze e Tecnologie dell’università di Bolzano – di quelli di cui non si ha memoria in Alto Adige, almeno negli ultimi 200 anni. Un evento completamente inatteso. Dati precisi sui danni non ce ne sono, ma una prima stima approssimativa, ma realistica parla di un milione e mezzo di metri cubi caduti al suolo. Se si considera che ogni anno vengono raccolti circa 600 mila metri cubi di legname, è possibile avere chiara la gravità di quanto accaduto. Sono stati colpiti soprattutto boschi con dominanza di abete rosso, i più diffusi in provincia. Schiantati alberi davvero grandi, di 200/250 anni. E purtroppo, in queste situazioni, le dimensioni non giocano a favore della pianta. L’abete rosso, inoltre, è una pianta molto sensibile al vento perché ha un apparato radicale molto superficiale e non va molto in profondità. Si dovrà tenere conto anche di questo, nella fase di rimboschimento. E la stessa cosa è accaduta in Trentino e, in maniera ancora più pesante, nel Bellunese. In tutto si parla di quattro, cinque, forse addirittura sei milioni di metri cubi di legname caduto. Stupisce la vastità dell’evento, che ha interessato tutto il Nord Est». E adesso cosa è possibile fare? «Nell’immediato – continua il docente –, due sono gli aspetti critici da affrontare: la prima cosa da fare è portare via il materiale nel più breve tempo possibile, perché c’è il rischio che il legname a terra attiri il cosiddetto bostrico, un insetto che causa danni molto cospicui e può attaccare le piante rimaste in piedi, allargando ulteriormente il danno. Ci vorranno diversi mesi per portare a termine questa pulizia, si dovrà lavorare in emergenza. L’evento è stato davvero catastrofico, uno di quegli eventi a cui in Italia non siamo abituati e, ora, la situazione è più grave di quanto può sembrare». Rimossi i boschi abbattuti, che tipo di intervento si dovrà eseguire? «La seconda fase degli interventi è legata alla protezione del suolo, che su alcuni versanti verrà a mancare. Si dovranno trovare misure alternative e, soprattutto, si dovrà pensare a come velocizzare il recupero di queste foreste. Recupero che, purtroppo, sarà lento. Penso a rimboschimenti localizzati o semine mirate, cercando di creare boschi più resistenti ad eventi estremi. Ma non abbiamo la bacchetta magica e serviranno degli anni». Un’altra cosa c’è che preme sottolineare al professor Tonon. «Spesso – spiega – in Italia, dopo le catastrofi, parte la caccia ai colpevoli. Beh, mi sento di dire che questa volta non ci sono responsabili. Non c’è stata una cattiva gestione dei boschi e nemmeno una gestione poco sostenibile. Quanto accaduto è un evento estremo e non ci sono responsabili». (p.t.)













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