Profughi in visita al maso si offrono come stagionali

Si tratta degli immigrati ospitati nelle ex Case del lavoratore a Merano Molti di loro provengono da zone rurali e quindi conoscono l’agricoltura


di Simone Facchini


MERANO/LAGUNDO. Migranti ospitati nelle ex case del lavoratore e il loro impiego stagionale nel settore agricolo: un'opportunità. Da verificare, ma l'idea del progetto intanto c'è ed è nata da un'iniziativa del Bauernbund.

Nell'ambito della giornata internazionale dei migranti, il 18 dicembre, l'Unione contadini e Annemarie Volgger (responsabile del centro meranese per i profughi) si sono fatti promotori di una visita al Valentinhof di Lagundo, dove la famiglia Unterhofer ha presentato a una quindicina di residenti degli alloggi presso la stazione il suo maso a vocazione “bio”.

Molti dei profughi attualmente in Alto Adige provengono da famiglie rurali o hanno lavorato in piccole aziende agricole nei rispettivi Paesi. Il tour ha illustrato i vari passaggi produttivi, dalla raccolta alla conservazione e commercializzazione di frutta e ortaggi. "Abbiamo notato che molti partecipanti conoscono molto bene l'argomento", ha spiegato Lukas Unterhofer, giovane agricoltore del Valentinhof: "Ed erano pure molto motivati, volevano saperne di più. Nei loro Paesi d'origine, Africa ma anche Asia, l'agricoltura ha un valore fondamentale ma viene praticata per lo più con metodi manuali".

La meccanizzazione è quanto ha infatti più incuriosito i migranti. È in questo contesto che vari fra loro hanno espresso il desiderio di prestare servizio nel settore agricolo in Alto Adige. "Fra l'altro – ha proseguito Unterhofer - alcuni ci hanno detto di aver già lavorato in Europa, in particolare nei campi della Grecia".

Per l'anno prossimo, Unterhofer ha aperto alla possibilità di ingaggiare alcuni migranti come lavoratori stagionali in azienda, qualora vi fossero le condizioni giuridiche sufficienti. Parlando con i profughi è emerso quanto l'agricoltura sia centrale nella vita dei rispettivi Paesi. Varie ragioni, tra cui la mancanza d'acqua, di attrezzature, di organizzazione, precludono spesso le coltivazioni e la mancanza di cibo è uno dei motori dell'emigrazione. "Molte persone fuggono perché hanno troppo poco da mangiare", ha commentato Leo Tiefenthaler, presidente del Bauernbund. "L'agricoltura di scala nei luoghi afflitti dalla povertà deve avere maggiore sostegno. È il mezzo più efficace per combattere la fame e quindi, indirettamente, contenere i fenomeni migratori". In questo quadro s'inserisce l'iniziativa dell'Unione contadini che da alcuni anni, assieme alla Caritas, alla Federazione cooperative Raiffeisen e all'ex governatore Luis Durnwalder e all'Ufficio affari di gabinetto della Provincia s'impegna per la costruzione di un centro di formazione e consulenza a Meki, in Etiopia, con lo scopo di aiutare gli agricoltori locali e contribuire all'autosufficienza alimentare della popolazione.













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