Promozioni, ultima spiaggia per i negozi

L’Unione: si vende anche con utili bassi ma necessari per pagare imposte, dipendenti e soprattutto fornitori


di Davide Pasquali


BOLZANO. La liquidità a scapito della redditività. Basta farsi un giro sotto i Portici o in una qualsiasi altra via commerciale in città: ovunque proliferano non le pre-svendite di fine stagione o i saldi camuffati, in anticipo sulla partenza ufficiale, fissata per inizio luglio; a moltiplicarsi sono le promozioni. «Se ne contano sempre di più», conferma il vice presidente dell’Unione commercio, Dado Duzzi. «Si vende scontato, a prezzi di costo, per ovviare alla carenza di liquidità, necessaria per pagare le imposte come l’Imu, i dipendenti e soprattutto i fornitori. Si promuove non per guadagnare di più; non lo si fa nemmeno per guadagnare e basta, bensì per sopravvivere e garantirsi la stagione commerciale successiva, nella speranza che il potere d’acquisto delle famiglie risalga».

Nuove regole. Le svendite di fine stagione, vere o camuffate, corrette o anticipate, sono sempre esistite e da noi continueranno probabilmente ad esistere. «Perché - spiega Duzzi - chi vi aveva rinunciato, come Austria o Germania, ora ha compreso di aver compiuto un grave errore oppure si vede costretto a introdurre i Pikante Tage, i giorni piccanti, organizzati dalle singole camere di commercio dei vari Länder, ma a costi proibitivi in termini di spese pubblicitarie». Il bello delle svendite di fine stagione infatti è questo: «Rappresentano una occasione in più a costo zero: non si deve spendere in comunicazione o pubblicità, dato che tutti quanti sanno che ci sono, quando iniziano e quanto durano». Altro è il discorso riguardo alle promozioni, «che negli ultimi tempi sono state sburocratizzate e rese quindi più semplici da attuare. Basta una comunicazione in Comune, per i 30 anni del negozio o per un rinnovo locali». Unico vincolo, non si può promuovere a meno di 20 giorni dai saldi di fine stagione: si scadrebbe nella concorrenza sleale.

I veri motivi. Le promozioni stanno proliferando, anche a Bolzano, ma non sono un affare come potrebbe sembrare a un profano. «Ci sono aziende che fanno eccezione, ma sono poche. Con le promozioni non solo non ci si guadagna di più, ma spesso si fanno profitti minori. Vendi a prezzo di costo, con un unico scopo: fare cassa. La crisi della liquidità che colpisce tutta Italia, per il commercio è drammatica; in difficoltà da anni, il settore risente in maniera pesantissima del crollo del potere d’acquisto delle famiglie, che genera una contrazione nei consumi». In Alto Adige, «abbiamo ancora un po’ di pile in più rispetto al resto d’Italia, che ci consentono un po’ di tempo in più, ma il margine di vantaggio è sempre più risicato e si assottiglia ogni giorno di più».

Correre ai ripari. Le strategie messe in atto dai negozi sono poche, facilmente comprensibili anche ai non addetti ai lavori: «Si riduce a zero il magazzino, per non avere immobilizzato nemmeno un euro, però i fornitori bisogna pagarli, altrimenti non ti riforniscono. Se fai la promozione non ci guadagni, ma incameri liquidità». Scremata da imposte, pagate direttamente come proprietari o indirettamente come affittuari, e stipendi del personale, si devono pagare i fornitori. «Anche se non hai venduto o non hai venduto abbastanza, il fornitore pretende il saldo, altrimenti non ti rifornisce più. E se non ti rifornisce, tu, la stagione successiva come la prepari?». Infine, un ultimo dato preoccupante: «Come Unione stiamo compilando migliaia di dichiarazioni dei redditi. Ci siamo resi conto che diverse aziende dichiarano utili, seppur modesti o molto modesti, anche se in realtà non ne hanno affatto. I titolari ci rimettono del loro; si fa di tutto pur di non chiudere».

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