BOLZANO

Prostituzione, ecco la mappa del racket a Bolzano

Le lucciole hanno meno di 30 anni e non vivono qui. Sono concentrate ai Piani, in Zona e sui ponti Loreto e Campiglio


di Alan Conti


BOLZANO. La criminalità del Nord Italia ha scelto Bolzano per guadagnare con la prostituzione. La radiografia fornita dalla questura dopo i controlli del fine settimana sulle strade della città ha confermato questa tendenza.

Prostituzione, i protettori si sono spartiti Bolzano Identificate dalla polizia 25 lucciole: ci sono romene, africane ma anche italiane. Sempre più clienti arrivano dalle valli, chiesti 40-50 euro a prestazione

Le lucciole, ragazze giovani tra i 25 e i 30 anni, sono in larga maggioranza straniere extracomunitarie e arrivano generalmente da altre città, soprattutto venete (ma non solo). Trento, Verona, Padova e Torino hanno già avviato collaborazioni strette con gli agenti di Bolzano: le organizzazioni criminali prevedono turnazioni continue delle ragazze da una città all’altra in modo tale da soddisfare le richieste dei clienti e mantenere il business fiorente. Tornando ai numeri forniti dalla questura sarebbero al massimo una trentina le prostitute presenti di notte in città tra il sabato e la domenica. Durante gli altri giorni della settimana la quota scende tra 15 e 20 donne. In tutto circa 170 lucciole in un anno. Si tratta, come detto, in larga parte di giovani extracomunitarie in possesso di un regolare permesso di soggiorno che consente loro di risiedere sul territorio nazionale. La maggioranza sono cittadine nigeriane, seguite da albanesi e colombiane. Due africane hanno chiesto protezione internazionale e una, albanese, dovrà lasciare l'Italia entro fine mese. Ad abitare in Alto Adige sono solo quattro ragazze (tre a Bolzano e una a Merano): tutte le altre arrivano e ripartono in treno. I transessuali sono tre: un cittadino austriaco e due stranieri naturalizzati italiani (residenti nel capoluogo altoatesino).

Le zone interessate sono quelle diventate ormai “tradizionali”. Le lucciole sostano in via Macello e via Piè di Virgolo, qualcuna in via Renon e altre in zona industriale e sui ponti Loreto e Campiglio. Esiste anche una spartizione territoriale abbastanza precisa: ai Piani, per esempio, stazionano soprattutto le nigeriane mentre le donne dell'Est si vendono nell’area di via Renon e a ridosso del sottopasso della funivia. Le poche cittadine italiane scelgono la zona industriale. Ovviamente sono possibili e frequenti gli scambi. I protettori albanesi, in particolare, sembrano quelli più attenti a seguire le «logiche di mercato». Le prestazioni sono mediamente più care e le donne vengono ruotate di città in città. I prezzi oscillano tra i 40 e i 50 euro ad incontro ed alcune lucciole arrivano ad avere anche dieci rapporti in una notte guadagnando tra i 400 e i 500 euro. Soldi che vengono girati agli sfruttatori che sono, poi, l’obiettivo vero delle azioni di polizia. Si sta facendo sempre più spazio, infine, la prestazione lampo consumata nei vicoli : per il sesso orale basterebbero dieci euro.

A permettere questo sfruttamento sono i soldi dei clienti e qui c’è una buona fetta di responsabilità degli altoatesini. Tanti sono bolzanini, ma molti scendono in città dalle valli periferiche dove abitano: è questo il vero settore in crescita che ha mobilitato diverse organizzazioni. «I nostri sforzi - spiega il questore Lucio Carluccio - sono finalizzati a contenere le conseguenze negative per i residenti di queste strade. Ci auguriamo che le iniziative di carattere sociale volte al recupero di queste donne riescano a dare risultati sempre più efficaci. Noi ricordiamo che tutte le prostitute che volessero sottrarsi ai loro sfruttatori hanno, in provincia, concrete possibilità per poterlo fare. Le cittadine straniere, per esempio, ottengono un permesso di soggiorno speciale».













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