Prostituzione negli appartamenti a Bolzano: arrestate quatttro donne

Operazione dei carabinieri di Padova, nel giro coinvolte alcune colombiane. Le case d'appuntamento erano in centro città e a Merano



BOLZANO. Era Bolzano una delle principali basi di un’organizzazione tutta femminile che aveva impiantato nel Nord Est una capillare rete di prostituzione. Due gli appartamenti a luci rosse chiusi dai carabinieri in città: uno in via Alessandria 17/a, interno 17, e uno in via Roma 29, interno 6, nell’edificio noto come condominio Lancia. I proprietari degli immobili, denunciati, rischiano ora la confisca.
 Un terzo appartamento, in Alto Adige, è stato affittato a Merano, in via Goethe 114, mentre un’altra base si trovava a Riva del Garda, in via Rovereto.
 Le ragazze cambiavano nazionalità per questioni di marketing: dicevano di essere ucraine, russe, lettoni a seconda della nazionalità che tirava di più in quel momento. E giravano da un appartamento all’altro e da una città all’altra per comodità e assicurare il ricambio, oltre che tenere alta l’attenzione dei clienti. Ciò che rimaneva assolutamente fisso era il prezzo: 300 euro a prestazione.
 A portare alla luce il business a luci rosse sono stati i carabinieri di Abano Terme, in provincia di Padova. A capo dell’organizzazione c’era una colombiana Paola Karen Hurtado Pineda, 31 anni, detta Valentina, domiciliata a Verona. Era lei che al telefono concordava tariffe e prestazioni delle ragazze - rumene o sudamericane - alle quali insegnava anche i trucchi per guadagnare di più. «Quelli che parlano poco sono quelli che pagano di più», l’hanno sentita dire i militari che erano sulle sue tracce da quasi un anno.
 Avevano un ruolo prettamente logistico, invece, Giorgia Rubino, 27 anni, residente a Verona, e Benedetta Butturini, 26 anni compiuti l’altro ieri, neo mamma da un mese, anche lei residente nella città scaligera. Entrambe si occupavano dei contratti di affitti degli appartamenti-alcova, di procurare telefonini e sim alle ragazze, di acquistare spazi pubblicitari nella sezione annunci sui quotidiani e sui siti internet.
 Il gruppo gestiva una decina di ragazze (le sudamericane erano quasi tutte parenti della Hurtado), molto belle e consenzienti. Parte dell’incasso rimaneva a loro, ma il giro d’affari era da lasciare senza parole. I militari, per esempio, hanno accertato che una ragazza rumena (che si prostituiva a Merano in via Göethe 114) è riuscita a spedire ai propri genitori in Romania, tramite Western Union, circa 80 mila euro guadagnati in soli sei mesi. D’altra parte i clienti erano molti, spesso facoltosi e ben selezionati.
 A tradire la banda (oltre alle tre arrestate ci sono 8 denunciati per favoreggiamento, fra cui tre proprietari di appartamenti che ora rischiano la confisca) è stato proprio il successo del «servizio». Troppo rumore negli appartamenti a luci rosse e così qualche vicino scocciato ha chiamato i carabinieri













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