Quici, in Cassazione l’ultima speranza 

L’udienza fissata per l’8 novembre. Se il ricorso dovesse essere respinto la donna sarà chiamata a scontare 16 anni di reclusione In appello è stata condannata per omicidio volontario. Avrebbe ferito e poi lasciato morire dissanguato il convivente Alessandro Heuschreck 


Mario Bertoldi


Bolzano. Per Ester Quici, la giovane donna meranese condannata a 16 anni di reclusione per il presunto omicidio di Alessandro Heuschreck (suo convivente) potrebbero presto aprirsi le porte del carcere in via definitiva. La Corte di Cassazione valuterà infatti il prossimo 8 novembre l’ultimo ricorso possibile degli avvocati difensori Beniamino Migliucci e Alessandro Lofoco avverso la sentenza della Corte d’assise d’appello che nel settembre dello scorso anno condannò l’imputata a 16 anni di reclusione per omicidio volontario (con dolo eventuale) in relazione al decesso di Alessandro Heuschreck avvenuto la sera del 21 marzo 2015 in un appartamento di Corso Libertà 50. In primo grado Ester Quici era stata condannata a 14 anni per omicidio preterintenzionale (dato che per nessuna delle 18 coltellate rilevate sulla vittima furono individuate una forza e una direzione adeguate ad uccidere). In appello, dunque, il verdetto fu più pesante non solo nella quantificazione della pena ma anche nella configurazione giuridica del reato.

In sostanza i giudici d’appello ritennero invece provato che Ester Quici abbia ferito volontariamente e coscientemente il convivente Alessandro Heuschreck accettando il rischio che le ferite (provocate dai colpi di coltello) potessero portare al decesso, dato che continuavano a sanguinare contemporaneamente. In questo contesto drammatico l’imputata avrebbe deciso deliberatamente di attendere diversi minuti prima di chiudere aiuto, tanto che al momento dell’arrivo dei primi soccorritori nell’appartamento della tragedia Alessandro Heuschreck era già deceduto. Insomma Ester Quici si sarebbe resa perfettamente conto della gravità della situazione ma avrebbe deciso di non dare subito l’allarme, cercando di porre le basi per una ricostruzione non veritiera ma credibile dei fatti. Come si ricorderà l’imputata (a parte alcune dichiarazioni non veritiere rilasciate nell’immediatezza dei fatti) si è sempre difesa affermando che Alessandro Heuschreck, in una sorta di delirio depressivo, a conclusione di un furibondo litigio in casa si sarebbe ferito da solo e volontariamente con un coltello che la donna avrebbe cercato togliergli dalle mani. In appello i giudici conclusero per la natura “etero inferta” di tutte e 18 le lesioni da taglio rilevate sul corpo della vittima ritenendo che sulla base degli accertamenti medico legali nessuna ferita poteva essere considerata autoinferta dalla vittima. Una indicazione che la difesa ritiene «assolutamente illogica e contraddittoria» rispetto a quanto emerso dal processo. La stessa relazione dei Ris - si legge nel ricorso degli avvocati Migliucci e Lofoco - esclude nella sostanza la riconducibilità delle lesioni da arma da taglio ad una condotta dell’imputata». Secondo i legali di Ester Quici i giudici «travisato il significato dei dati oggettivi e di quelli interpretativi forniti dai consulenti tecnici». Nel ricorso si afferma inoltre che la corte d’assise d’appello non avrebbe correttamente valutato l’ipotesi delle ferite auto inferte ritenendo privo di rilevanza il tentativo di suicidio compiuto dallo stesso Heuschreck nel maggio del 2014 e i suoi atti di autolesionismo antecedenti al 2010. Gli avvocati invece sottolineano al contrario che dagli atti del procedimento si evince che la vittima si trovava in uno stato di depressione. Non solo. L’inchiesta e i due processi di merito non avrebbero permesso di individuare un movente certo. Gli avvocati ritengono anche non provata la presunta condotta omissiva di Ester Quici accusata di aver chiesto l’intervento di un’ambulanza in netto ritardo. La stessa difesa ritiene infine che il processo d’appello debba essere ripetuto per la mancata corretta notifica del decreto di citazione nel giudizio di secondo grado.

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