Ragazzi contro la mafia Caselli: «Tocca a voi»
Il procuratore in città con le scuole per la giornata di ricordo delle vittime Scoperta la targa per Falcone e Borsellino: meno criminalità fa bene a tutti
BOLZANO. Gian Carlo Caselli parla ai ragazzi, quasi solo ai ragazzi. Perché dovere dello Stato è varare le giuste leggi per contrastare mafie e corruzione, ma tutto il resto è nelle mani dei giovani. Il procuratore Caselli è stato ieri l’ospite d’onore della giornata dedicata alla lotta contro la mafia, organizzata da associazione Cristallo, Libera, Nomi e Numeri contro le mafie, Associazione nazionale magistrati, consiglio di quartiere Europa Novacella, FourYou e Comune. Magistrato di primo piano, Caselli nel 1993 volle recarsi a Palermo per lavorare (fino al 1999) come Procuratore nella città che aveva perso Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assassinati dalla mafia con le stragi. A Falcone e Borsellino è stata dedicata ieri una targa scoperta nel largo che porta il loro nome, a fianco del tribunale. Oltre 250 studenti delle scuole superiori, alcuni con le bandiere di Libera, hanno percorso con Caselli e le autorità la strada dal teatro Cristallo al tribunale scandendo i nomi delle 1100 vittime di mafia, i personaggi più noti e i meno conosciuti, uccisi due volte, dai criminali e dal silenzio. La lettura dei nomi è un rituale che torna nelle manifestazioni anti mafia di Libera. Ieri si è conclusa sulla scalinata del tribunale, Caselli, accompagnato dalla moglie, con gli occhi chiusi nel ricordo. La mattinata è iniziata al Cristallo con la conversazione tra il procuratore e i ragazzi. Caselli ha ricordato il terremoto portato nelle indagini anti mafia dal «metodo» Falcone, talmente efficace e innovativo, che il magistrato fu protagonista fino alla sua eliminazione di veleni e insinuazioni. Caselli ricorda con brutalità: «Falcone, che oggi consideriamo un eroe, nella sua attività di magistrato è stato osteggiato. Le porte gli si chiudevano in faccia ed è stato lasciato solo. "Infamato" all'interno della magistratura e della Sicilia». Dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio si pensava che fosse tutto finito, racconta Caselli, «che la mafia avesse vinto su tutti i fronti. Invece unendo le forze tra magistrati, siamo riusciti a comminare 630 ergastoli». Vittorie e sconforto: «Tante volte noi magistrati ci siamo sentiti vicini al "calcio di rigore" definitivo alla mafia. Poi, per diversi motivi, eravamo tutti costretti a rientrare negli spogliatoi... e tutto doveva ripartire». Scoprendo la targa, accanto al sindaco Luigi Spagnolli, Caselli esorta: «Falcone e Borsellino sono morti per il bene comune. Più legalità fa bene a tutti. Meno mafia significa più risorse e una vita migliore. Ricordiamoli impegnandoci, perché il loro sacrificio sia stato una buona semina». (fr.g.)
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