«Ragazzi, meno facebook e più cooperazione»

La singolare lezione di Rodolfo Giorgetti: «Un mondo che crea lavoro e rapporti umani»



BOLZANO. E' arrivata alla quarta edizione l'iniziativa di Federsolidarietà, in collaborazione con Legacoop e la ripartizione 34 della Provincia, che punta a coinvolgere il maggior numero di giovani nel mondo della cooperazione sociale attraverso il progetto di tirocini estivi CoopCup. Sala affollata l’altra sera nel cortile di Palazzo Widmann. Segno ch’è l’interesse tra gli under 30 c’è ed è molto forte.

“Abbiamo bisogno di svecchiare il nostro ambiente attraverso un bel ricambio generazionale – afferma il presidente di Federsolidarietà Paolo Tanesini – e al contempo diffondere la cultura della cooperazione come forma di imprenditoria ancora valida e piena di contenuti”.

La differenza, in un certo senso, la fa il canale di comunicazione, “per rivolgerci alla fascia di età tra i 17 e i 25 anni abbiamo dovuto rivoluzionare il nostro modo di pensare, e il risultato lo si vede nella quantita di ragazzi e ragazze in questa sala, che fino a qualche anno fa erano solo un sogno”.

Il social network come strumento, e non come mondo parallelo in cui rifugiarsi, è la riflessione dell'ospite d'eccezione alla serata di presentazione a Palazzo Widmann, Rodolfo Giorgetti, protagonista di una delle più belle e romantiche storie di successo nel mondo della cooperazione sociale con i malati mentali, da cui è stato tratto il film con Claudio Bisio “Si può fare”.

“I ragazzi hanno bisogno di vita reale – afferma Giorgetti – di stare in strada, di vedere il mondo fuori e fare esperienze, sporcarsi le mani e crescere come cittadini e come persone”. Il tirocinio, in questo senso, diventa fondamentale, “li vogliamo strappare dal mondo virtuale dei social network e far vivere loro un'esperienza umana profonda, solo in questo modo si diffonde la cultura della cooperazione”.

Anche perché, prevede Rodolfo Giorgetti, “il futuro, anche imprenditoriale ed economico, passa da questa strada; la spesa per il welfare è in progressivo calo, e questo apre praterie davanti all'imprenditorialità”.

E allora la cooperativa perde quell'aura di peso morto economico e diventa impresa redditizia, “senza perdere la sua anima solidale, ma anzi valorizzandola nella competizione del mercato”. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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antonella mattioli

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