Ritornano in Alto Adige i resti dell’Ursus ladinicus

Saranno inventariati ed esposti dopo esser stati studiati a Vienna per 30 anni Si tratta di 5 mila ossa e denti ritrovati nel 1987 nella Grotta delle Conturines



VAL BADIA. Dopo trent’anni, sono rientrate in Alto Adige, per essere inventariate al Museo di Scienze Naturali a Bolzano, gli oltre 5.000 reperti suddivisi fra ossa, frammenti ossei e denti appartenuti all’orso preistorico delle caverne Ursus ladinicus vissuto circa 50.000 anni fa nelle Dolomiti.

Rinvenuti all’interno della Grotta delle Conturines in Val Badia, esplorata per la prima volta nel 1987 da Willy Costamoling, negli anni successivi gli importanti reperti furono trasferiti all’Istituto di paleontologia dell’Università di Vienna, dove sono stati a lungo studiati dallo staff del professor Gernot Rabeder e da altri scienziati.

Proprio tali analisi hanno rivelato che i resti andavano attribuiti a una nuova specie di orso preistorico delle caverne, poi denominata Ursus ladinicus. Una specie che si distingueva da altre, ad esempio, per i denti molto sviluppati.

Le ricerche, in particolare quelle sui numerosi denti da latte e scheletri di esemplari giovani rinvenuti, hanno anche portato a concludere che l’Ursus si nutrisse principalmente di piante che crescevano nella zona intorno alla grotta. Ciò dimostra che a quei tempi il limite della vegetazione si trovava presumibilmente molto più in alto di oggi.

Con i suoi 2.800 metri di altitudine, la Grotta delle Conturines è in assoluto il punto più elevato nel quale siano stati rivenute ossa di orso delle caverne. Attualmente, un team di geologi dell’Università di Innsbruck guidati dal professor Christoph Spötl sta studiando il suo spesso strato (fino a tre metri) di depositi e concrezioni, che custodisce una vera e propria banca dati di informazioni sulla storia climatica delle Dolomiti dell’ultimo milione di anni, una storia che a sua volta può fare capire molto sull’evoluzione del territorio e sullo sviluppo delle sue immense ricchezze faunistiche e floristiche.

In futuro le ossa appartenute agli esemplari dell’Ursus ladinicus, riportate in Alto Adige dal Museo di Scienze Naturali in collaborazione col Museum Ladin su incarico dell’Ufficio provinciale Beni archeologici, rimarranno a disposizione per mostre e attività di ricerca e saranno al centro di ulteriori approfondimenti e di nuove iniziative informative e divulgative dedicate all’affascinate storia preistorica del territorio dolomitico.

Fino ad oggi una piccola parte di resti era già visibile nelle esposizioni che erano state curate e proposte dal Museum Ladin Ursus ladinicus a San Cassiano, dal Museo di Scienze naturali dell’Alto Adige e dal Centro visite del Parco naturale Fanes-Senes-Braies a San Vigilio di Marebbe.













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