«Sì alla responsabilità civile dei magistrati»

L’avvocato Migliucci sulla riforma della giustizia: «Chi sbaglia non può fare carriera»



BOLZANO. Convegno organizzato dal Circolo Culturale Salvemini sulla vera e sempre più necessaria riforma della giustizia italiana. Dopo il procuratore capo della repubblica, Guido Rispoli, sulla cui posizione abbiamo riportato con dovizia di particolari nei giorni scorsi, ora interviene l’avvocato Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione camere penali italiane. E lo fa per parlare del concetto di responsabilità civile dei magistrati.

«In merito osservo che la normativa all’esame del Senato risponde anche all’esigenza di rispettare raccomandazioni che provengono dall’Europa e che, in mancanza di recepimento da parte del nostro Paese, comporteranno una sanzione che ammonterebbe attualmente a trentasette milioni di euro».

Una sanzione che per ogni giorno di ritardo aumenta di 36 mila euro.

«Si sostiene - prosegue l’avvocato Migliucci - che la normativa in esame al Senato potrebbe “frenare” i magistrati nell’adempimento del loro dovere». Il ragionamento non gli pare condivisibile. «Sarebbe come affermare che chiunque sia chiamato a dover rispondere per il proprio operato venga limitato nell’agire per paura di dover incorrere in responsabilità».

Tutti, quando sbagliano, «possono essere chiamati a rendere conto degli errori commessi, specie se causano conseguenze molto dannose».

Si tratta di approvare una norma, dunque, «che non deve essere in alcun modo punitiva nei confronti della magistratura – e per questo va respinta l’idea di una responsabilità diretta – ma ritenere che lo Stato debba far fronte economicamente ai danni eventualmente riportati dai cittadini per errori posti in essere dai magistrati per colpa grave o dolo, con possibilità di rivalersi quanto meno in parte sugli stessi, non costituisce un vulnus all’autonomia e all’indipendenza della magistratura, che rimane ovviamente libera di prendere le decisioni con consapevolezza e attenzione, com’è nell’interesse di tutti».

Il tema è di rilievo e va affrontato con equilibrio, conclude il presidente dell’Unione camere penali, «tenendo presente che gli errori sono umani, ma è anche umano che chi li subisce trovi ristoro per il danno subito e che chi li provoca, per colpa grave o dolo, magari non faccia anche carriera».©RIPRODUZIONE RISERVATA













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