Sala parto alle ostetriche, serve l’ok del Ministero

Stocker: «Ginecologo, anestesista e pediatra devono essere sempre reperibili» Di Bella: «Nei distretti siamo ancora poche». Solo 4 le ostetriche nei consultori


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Oltre cinquanta fra ostetriche e mamme sono scese in piazza ieri mattina - con palloncini rossi e bimbi al seguito - per un flash-mob al termine del quale la presidente del Collegio altoatesino Astrid Di Bella ha presentato una sorta di lista della spesa destinata all’Azienda sanitaria. «Vogliamo contare di più. Siamo 209 e ogni anno seguiamo più di 5 mila parti, ma non di rado ci sentiamo ai margini. Il nostro ruolo viene talvolta messo in secondo piano». Tra le richieste ci sono più ostetriche nei Distretti socio-sanitari ma anche negli ospedali. In questo momento è Bolzano a far registrare la maggiore carenza. Le ostetriche impegnate a tempo pieno nei Consultori sono solamente quattro (tre a Bolzano e una a Merano): poche per riuscire a fare in modo capillare sul territorio educazione sessuale, consulenza sull’uso dei contraccettivi, corsi pre e post parto e offrire uno spazio agli adolescenti. Ma nei Consultori (e molte donne non lo sanno) si possono fare anche i Pap-test.

C’è chi spinge per attivare in Alto Adige i «Centri nascita», strutture in cui vengono gestite solo le gravidanze fisiologiche da un gruppo di ostetriche privilegiando «la continuità delle cure in un ambiente diverso da quello ospedaliero e più simile a quello familiare». Ce ne sono a Genova ma anche in Emilia Romagna. A riguardo si registra una timida apertura dell’assessora alla sanità Martha Stocker: «L’Asl e le ostetriche hanno inviato al Ministero della sanità un documento congiunto nel quale propongono una sala parto, in ospedale, affidata alle ostetriche. Sicurezza e qualità sono prioritarie e vanno garantite: per questo deve essere sempre assicurata la reperibilità di tre medici: un ginecologo, un anestesista e un pediatra».

Un altro tema sul piatto ieri è stato quello dei parti in casa. «Attualmente - spiega Astrid Di Bella, presidente del Collegio delle ostetriche altoatesine - sono circa 30 su 5 mila. Alla Provincia chiediamo più risorse finanziarie. Un parto in casa costa 2 mila euro e qui ne vengono rimborsati solo 516. In Trentino è il doppio». Ad occuparsi del parto in casa, in provincia di Bolzano, attualmente sono 12 libere professioniste.

Sulla questione si è espressa ieri anche la consigliera provinciale dei Verdi Brigitte Foppa, che ha presentato anche un ordine del giorno per realizzare, appunto, un Centro nascita alternativo gestito dalle ostetriche. «Va garantita - sottolinea Foppa - la libertà di scelta della donna e vanno stanziati più fondi. I parti in casa? Non ne facciamo una guerra di religione ma ogni donna deve poter scegliere liberamente». Gaia Mureda, gardenese di 34 anni che lavora all’Arca in via Sassari, è una delle poche ostetriche impegnate nei consultori familiari. Ce ne sono anche due all’Aied a Bolzano e una al Lilith a Merano. «Oggi l’80% di noi lavora in sala parto e il restante 20% nei Distretti. Se non ci sono patologie particolari siamo in grado di seguire una gravidanza dall’inizio alla fine. Certo, per l’ecografia bisogna appoggiarsi ad un ginecologo. Per pap-test, ansie, paure, educazione sessuale e molto altro siamo in prima linea».

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