Bolzano

Sala scommesse di via Garibaldi, il Comune dice no alla riapertura 

Ricorso al Consiglio di Stato contro la sospensiva del Tar. Il sindaco Caramaschi duro: «Il raggio dei 300 metri dai luoghi sensibili va rispettato. Questo tipo di strutture devono stare fuori dal centro e dai quartieri»


Paolo Campostrini


BOLZANO. È ormai una battaglia. Che si gioca sul terreno e nelle aule di giustizia. Così, dopo che il Tar ha sospeso il “niet” del Comune per la sala giochi di via Garibaldi, il sindaco Renzo Caramaschi ricorre al Consiglio di Stato. «Quel luogo non può operare lì» ha ribadito l’intera giunta appoggiando la controffensiva. Che è solidamente perseguita: «Bolzano non può più accettare sale scommesse vicine a luoghi sensibili. E questo distanziamento va indicato in modo rigoroso» ha commentato il sindaco a margine della riunione del suo esecutivo.

La legge infatti fornisce una unità di misura per calcolare la localizzazione legittima delle strutture: trecento metri. Ma questi vanno intesi come raggio complessivo, non in senso lineare. E in questo raggio non dovrebbero essere comprese tutte quelle strutture in qualche modo considerate da valorizzare e tutelare in termini di interesse pubblico e più largamente civico: scuole, asili, ma anche case di riposo, alloggi per anziani, sedi di associazioni di volontariato.

Questo schema ha indotto la giunta ad affrontare di petto una conflittualità che ormai si trascina da anni. Ma che in questo ultimo caso riguarda una sala scommesse che si può definire storica. Localizzata in una via comunque ad alto tasso di problematicità per una serie di ragioni, come di locali che operano, in varie tipologie, lungo la direttrice. Che il Comune mostri il petto, di fronte ad una sospensiva del Tar (comunque giudicata “attesa” visto l’atteggiamento che il tribunale di solito assume di fronte a questo tipo di richieste) significa in questo caso che l’idea strategica che Bolzano ha in animo è quella di schiacciare, di volta in volta, le sale giochi verso la sua zona sud.

«Anche perché - commenta un funzionario comunale che ha seguito questo tipo di pratiche - ormai in tutto il contesto urbano, se si disegnano cerchi concentrici di un raggio di 300 metri complessivi, si può notare come ben poche zone potrebbero essere riutilizzate da questo tipo di installazioni». Resta dunque evidente l’asse di avanzamento strategico comunale: indurre le sale giochi a spostarsi su Bolzano sud. In luoghi dunque facilmente raggiungibili in auto ma soprattutto che non mostrano le proprie insegne laddove le persone solitamente passeggiano o accanto ai negozi del piccolo commercio, ovvero nei pressi di monumenti o musei di palese interesse turistico.

«Come si può notare tracciando una mappa di questi punti di attrazione sociali o di altro tipo, - spiega un tecnico dell’ufficio urbanistica - la città, col suo entro storico e anche il centro nuovo e in moltissimi casi pure i quartieri, così ricchi di scuole ed asili, mostra di essere non idonea alle sale giochi».

Una sorta si spinta non esplicita ma rivelabile in ogni azioni municipale, che punta ad allontanare i luoghi delle scommesse da quelli della vita quotidiana. «So che spesso è una battaglia contro i mulini a vento - ammette Caramaschi - perché ogni giorno, nei tabacchini vedo tanti pensionati impegnare denaro prezioso sottratto alla loro pensione, spesso non ricca, nel gratta e vinci o altri giochi. Ma quella che portiamo avanti è una battaglia etica e politica». Che tuttavia i gestori delle sale stanno combattendo su molti fronti. E lo faranno anche in sede di consiglio di Stato, così è stato anticipato da un loro rappresentante. Questi sostengono che il gioco, se si fa uscire dalla porta, entra dalla finestra. E non solo attraverso gli esercizi legittimati, come giornalai o tabacchini, ma anche attraverso il fiorire delle sale gioco clandestine. Che, pare, siano molto frequentate proprio da quando è iniziata l'offensiva per spostare verso la periferia quelle legali.

«Ma noi non possiamo farci carico oltre un certo limite dei problemi psicologici delle persone - spiega il sindaco - e dunque anche se sappiamo che il vizio del gioco non è facilmente estirpabile , il Comune ha deciso di far rispettare la legge. La legge esiste e dunque noi la applichiamo e la difendiamo».













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