Saldi, il crollo è del 20%. I negozi: «Non c’è ripresa»

Dura analisi di Confesercenti: «Il settore dell’abbigliamento e delle calzature è in seria difficoltà». Le catene Zara e H&M hanno portato via fette di mercato


di Valeria Frangipane


BOLZANO. «Saldi? E’ andata come temevamo. Peggio dell’anno scorso. Registriamo un calo che parte dal 10% ed arriva al 20% e non vediamo cenno di ripresa». I commercianti allargano le braccia e stilano un amaro bilancio di fine svendite.

Domenico Sacco - ex presidente di Confesercenti e titolare di sei negozi tra Bolzano e Merano e Angelo Curia (sezione commercio fisso) sono cristallini nell’analisi: «I saldi che erano l'unica boccata di ossigeno di un dicembre che nonostante il Natale è andato male ed un gennaio che è andato peggio, si sono rivelati più che deludenti. I più fortunati, e sono pochissimi, sono andati in pari. Tutti gli altri registrano perdite che partono dal 10% ed arrivano al 20%. Siamo andati in generale peggio dell’anno scorso e sinceramente non ci voleva». Del resto non c’è da meravigliarsi con le famiglie tutte che fanno fatica ad arrivare a fine mese tra caro-benzina, caro-scuola, caro-casa e caro-Imu... non era pensabile che affollassero i negozi.

Ma è andata peggio in centro o in periferia?

«La periferia soffre sempre di più ma anche in centro non è andata bene. Anzi». I settori più penalizzati sono sempre gli stessi: calzature ed abbigliamento. Resta da capire se si intravedano almeno deboli segnali di ripresa o nemmeno quelli. «Mah... qui sono anni che la aspettiamo. C’è chi dice che arriverà nel secondo semestre del 2013 ma a ’sto punto siamo scettici».

Nel flop dei saldi che colpa attribuite alle catene “Zara” e “H&M”sbarcate in forza in via Museo? «Hanno portato via un importante fetta di mercato a tutti - spiega Sacco - inutile negarlo. Oggi chi ha a che fare con l’abbigliamento non può pensare di non fare i conti con loro. Possiamo dire che restiamo in una preoccupante fase di stasi, tocchiamo tutti i giorni la recessione con le mani». Che ripercussioni avrà tutto questo sull’immediato? «Ci rimette anche il personale. Il che vuol dire che li lasci a casa per smaltire ferie e permessi e poi fai meno contratti in generale. Mai più a tempo indeterminato ma quasi solo a chiamata. Per il resto chi va in pensione non viene sostituito e purtroppo sta iniziando anche il ricorso alla cassa integrazione». Qualche esempio? «Il mio - precisa Sacco - il mercato è fermo ed io ho due commesse in cassa integrazione. Tra affitti alle stelle e calo del fatturato non avevo scelta».

Secondo voi è possibile che nei prossimi mesi possano chiudere altre attività?

«Purtroppo sì e pensiamo che anche in centro potranno restare degli spazi deserti. Galleria Sernesi resta mezza vuota da mesi (l’ultima che se n’è andata ad estate 2012 è la boutique “Alessandra” con le vetrine a tutt’oggi coperte e sono passati mesi ndr.) ed adesso sta accadendo lo stesso anche a Galleria Europa. Non è un bel vedere e non è un bel segnale. La crisi colpisce duro anche in via Milano ed in via Torino». Non va meglio neanche in via Roma.

Franco Villotti, da 62 anni nel settore delle calzature, è più che demotivato: «Sono sempre stato ottimista ma non posso esserlo ad oltranza. Sto valutando che fare. Appena decido vi faccio sapere».

Ricordiamo che dall'inizio della crisi a Bolzano hanno chiuso più di 300 negozi , su un totale di 1.600, e ne stanno per capitolare altri mentre nei ultimi mesi si sono moltiplicate inquietanti promozioni per "rinnovo negozio". Insomma se va bene si va in pari ma se continua ad andare male, prima di intaccare il capitale messo via negli anni d'oro, è meglio chiudere per non intaccare il capitale.

Ma perchè succede?

Perchè la crisi non molla, gli outlet, Internet e lo shopping online hanno cambiato lo shopping ma i commercianti ci hanno anche messo del loro: i saldi, per esempio, cadono troppo a ridosso del Natale.

Curia è d'accordo:

«Certo... è così ma Bolzano non poteva restare l'unica città d'Italia a posticipare le svendite. E poi, credetemi, non è più nemmeno una questione di tempi».

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