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Sale giochi dell'Alto Adige, il Consiglio di Stato concede sette sospensive

Chiusure congelate: ora 5 società sperano che Roma ribalti le sentenze del Tar. I gestori: l’unico risultato è stato lo spostamento delle slot in zona industriale


di Davide Pasquali


BOLZANO. Gioco d’azzardo, è un ping pong infinito di imposizioni di chiusura, ricorsi, sentenze, impugnazioni, discussioni nel merito. E pure di sospensive. Soltanto ieri, a Roma, il Consiglio di Stato ne ha concesse la bellezza di sette a favore di altrettante sale giochi di Bolzano, Bressanone e Merano che potranno rimanere aperte almeno altri due mesi, fino alla sentenza di merito. Intanto, però, i gestori lanciano il loro j’accuse alla Provincia per bocca di uno dei cinque gestori per il momento graziati dal tribunale amministrativo romano, Michele Galasso: «Cosa è riuscita a fare, fino ad ora, la Provincia? Ha spostato le macchinette verso la periferia, la zona industriale, ma il loro numero è ancora molto elevato».

Come ha reso noto nella mattinata di ieri l’agenzia di stampa giochi e scommesse Agipro, sono state accolte dal Consiglio di Stato le sette istanze cautelari presentate giovedì in Sesta sezione da cinque società di giochi (Irony Games, Gissbach, Nihao, Eurobar e Pragma) contro i provvedimenti di decadenza stabiliti dalla Provincia di Bolzano per la violazione delle distanze minime previste dalla legge regionale del 1992». Nelle ordinanze, riferisce sempre l’Agipronews, Palazzo Spada ha fissato l’udienza di merito al 25 maggio, “vista l’ordinanza di questa sezione n. 609 del 2017, con la quale è stata accolta una istanza cautelare relativa a un ricorso simile”.

Insomma, si accorpano i giudizi, anche se le società stanno procedendo ognuna per conto proprio, perché se si vince assieme va bene a tutti, ma se assieme si dovesse perdere, si rischierebbe di chiudere tutti quanti. E allora...

I gestori ora sperano che il Consiglio di Stato, entrando maggiormente nel merito di quanto a loro giudizio abbiano fatto i giudici amministrativi altoatesini, si augurano che Palazzo Spada faccia però propria la motivazione dell’ultima sentenza del Tar di Bolzano che ha dato ragione ai gestori della sala giochi cinese di via Roma, sentenza che da pochi giorni la Provincia ha deciso di impugnare. «Finora - spiega Galasso - a parte un paio di sospensive concesse inizialmente, poi il Tar le aveva rigettate tutte. Quella sentenza invece ci fa ben sperare».

Si rimarrà aperti? «Dal punto di vista oggettivo abbiamo molte carte a nostro vantaggio. Ma al di là della questione giuridica, un dato di fatto è sicuro: la Provincia ha fallito. Se si volevano far sparire le macchinette lo si doveva fare dappertutto. Invece le hanno lasciate nei tabacchini e i giornalai si fregano le mani. E sono i primi a denunciare i baristi che tentano di rientrare nel giro installando macchinette dove non si può. Lo fanno perché temono introiti minori». Comunque sia, «il dato di fatto incontrovertibile, come hanno dimostrato le recenti rilevazioni dell’Alto Adige, le sale giochi ci sono ancora, si stanno solo spostando in periferia. Il giornale ne ha contate 395 in 16 sale, ma in realtà sono anche di più. La sala Bingo di via Resia ne ha altre, circa fra 40 e 50, in via Marie Curie ce n’è un’altra ventina. La Provincia forse pensa che i giocatori si fermino perché devono prendere la bici lo scooter o la macchina per andare ai Piani o in Zona?»

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