Il piano

Salita Sant’Osvaldo è a rischio: il Comune congela tutti i progetti 

Caramaschi e Walcher: «Ogni sbancamento o aumento di cubatura degli edifici va valutato. Non si accettano nuove richieste, rischio idrogeologico troppo elevato. Un problema la pendenza e la larghezza della strada»



BOLZANO. Fermi tutti. Troppo rischioso aumentare il carico antropico in quei due ettari e mezzo a picco sul dorso della montagna. Difficile, spesso impossibile farci salire le ambulanze e i mezzi dei pompieri. Per trasportare materiale il Comune deve muovere gli elicotteri.

E così Salita Sant’Osvaldo diventa oggetto di un nuovo piano di attuazione. Che prenderà il vecchio, risalente a decine di anni fa, e lo rivolterà come un calzino. In base a che cosa?

«A quello che adesso sappiamo - spiega il sindaco - ai nuovi piani di rischio idrogeologico, alle conoscenze tecniche dei punti più pericolosi, allo stato del terreno che sarà monitorato. Continuare li come sempre comportava assunzioni di responsabilità fuori parametro».

E così, Renzo Caramaschi e la sua giunta hanno approvato una delibera presentata dal vicesindaco ed assessore all’Urbanistica Luis Walcher che ridisegnerà tutti i due ettari e mezzo del quadrante della Salita.

Conseguenze immediate?

Il congelamento di una decina di progetti edificatori presentati nei mesi scorsi e blocco di qualsiasi ipotesi di cantiere.

Così Walcher: «Abbiamo sospeso diversi progetti e provocato più di un mal di pancia, ma la zona è troppo delicata, non possiamo rischiare. Occorre ridisegnare l’area per rivedere i volumi. Non diciamo no a priori ad ogni ampliamento ma dovremo verificare la fattibilità di volta in volta. Al momento non accettiamo nuovi progetti».

Nel confronto in giunta comunale è emersa anche la richiesta di un grande parcheggio per decine e decine di automobili a picco sulla città, tenuto fermo.

Nuovi progetti stoppati - dunque - fino a quando il piano di attuazione non sarà disegnato nelle sue nuove cornici di riferimento, tenendo conto soprattutto del rischio idrogeologico.

Già le case che ora esistono sulla Salita convivono con rocce e massi a pochi centimetri dalle loro mura perimetrali. «Aumentarne la presenza nelle attuali circostanze - è stato osservato - significherebbe accrescere i rischi per tutti». Come pure lì farebbero incrementare un carico antropico ulteriormente aumentato dalla presenza di nuovi abitanti che dovrebbero percorre una strada molto stretta e con forti pendenze. «Già adesso le automobili scendono in alcuni tratti in retromarcia, vista la difficoltà di manovra - ricorda Caramaschi - mentre nei giorni scorsi un mezzo di soccorso ha avuto gravi difficoltà a raggiungere il punto di chiamata. Occorreva fermarsi a riflettere».

Una decisione indubbiamente coraggiosa, quella di Walcher e della giunta. Visto che tocca interessi precisi e incide su una serie di proprietari di terreni che avevano contato di sviluppare i propri progetti in base a una normativa esistente. Dunque, finora, legittimamente.

Walcher: rischio troppo alto.

Il vicesindaco sottolinea che: «Le particolari condizioni morfologiche del sito, la pendenza e la ridottissima larghezza della Salita (a tratti 2,50 - 2,80 m) limitano l’accesso carrabile alle proprietà. Alcune abitazioni nelle parti alte della zona risultano del tutto interdette ai mezzi di soccorso. Situata ai piedi dei pendii rocciosi di monte Tondo, la zona residenziale è interessata da fenomeni franosi e ricade in una zona con pericolo idrogeologico medio (H2), elevato (H3) e molto elevato (H4) e parzialmente in una zona con pericolo idraulico medio (H2)».

Sbancamenti e nuovi progetti.

«All’interno della zona - continua Walcher - si rileva una notevole capacità edificatoria residua e negli ultimi tempi sono state presentate all’Ufficio Gestione del Territorio varie richieste per autorizzazioni edilizie, per realizzare nuove cubature importanti fuori terra e notevoli sbancamenti per garage interrati che potrebbero compromettere la stabilità del versante».

Walcher spiega ancora che per approfondire gli impatti dei singoli progetti presentati in zona, la Commissione comunale per il Territorio e il Paesaggio ha eseguito un mese fa, insieme agli uffici competenti, un sopralluogo per esaminare il potenziale edificatorio dei rispettivi lotti, che in parte ammonta dal doppio fino a oltre il triplo dei volumi esistenti. Impensabile correre un simile rischio.

E così il vicesindaco precisa che accertata la particolare sensibilità della zona, la commissione e gli uffici competenti ritengono necessaria la redazione di un piano di attuazione per l’intera zona che verifichi la compatibilità degli indici di fabbricabilità preesistenti con le varie criticità evidenziate ed in particolare con il Piano delle zone di pericolo e il Piano paesaggistico. Il Comune è al lavoro per definire un idoneo concetto urbanistico-viabilistico con regole e vincoli comuni per garantire interventi edilizi coordinati e condivisi. Con tutta probabilità, il dramma della frana dell’Eberle e i bruschi cambiamenti climatici in atto, con lunghe siccità e improvvise e fortissime piogge che possono incidere sullo stato delle rocce, hanno fatto aggio sugli interessi, pur legittimi, di proprietari e progettisti.

Congelate dunque le domande intese ad ottenere cambi di cubatura o innalzamenti dei piani delle abitazioni, oltre a progetti complessi di nuove edificazioni o interventi.

Quel tratto di città in salita, dunque, si appresta a immaginare un nuovo futuro e, probabilmente, a ridisegnare la propria identità urbana. I tempi, detto semplicemente, sono cambiati. E anche la montagna ora muta la sua città. P.CA.













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