«Savutensili», respinta l’ultima istanza di rinvio

La Procura rigetta la richiesta di sospendere l’asta. Troppi debiti: 2,2 milioni Ma l’inchiesta sui presunti tassi da usura subiti dall’azienda prosegue


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Le ultime speranze della “Savutensili” di bloccare l’asta giudiziaria indetta per la prossima settimana sono definitivamente naufragate ieri mattina. La Procura della Repubblica ha deciso infatti di respingere la richiesta dei titolari dell’azienda di sospendere la procedura esecutiva per la messa all’asta dei beni immobiliari dell’impresa.

Il provvedimento è stato preso dal sostituto procuratore Lorenzo Puccetti e controfirmato dal procuratore capo Guido Rispoli che, dunque, ha verificato e condiviso la decisione. Come si ricorderà i fratelli Andrea e Gianluca Paganella nelle scorse settimane hanno depositato una denuncia per usura nei confronti di una banca altoatesina con cui la “Savutensili” ha lavorato per anni e anni, accorgendosi però solo ultimamente che i tassi di interesse applicati in alcuni mesi di massima scopertura avrebbero superato i limiti imposti dalla Banca d’Italia (oltre i quali si configura l’usura).

Ieri mattina il procuratore Guido Rispoli ha puntualizzato che, nel merito, l’inchiesta proseguirà cercando di accertare se vi sia stato effettivamente uno sconfinamento illegittimo nel calcolo degli interessi. Va però chiarito che la denuncia presentata dalla famiglia Paganella è in sede penale e, dunque, sarà necessario verificare se la condotta di determinati funzionari di banca (qualora fossero confermati gli sforamenti di carattere usurario) possano configurare il reato che il legislatore ha previsto per colpire speculatori e biscazzieri. In altre parole perché i funzionari di banca possano essere messi sotto processo con l’accusa di usura si dovrà anche eventualmente individuare il dolo, dunque la volontà di procedere in una condotta lesiva nei confronti di un proprio cliente. Ovviamente la “Savutensili” sperava di ottenere, con la denuncia penale per usura, la sospensione della procedura esecutiva che si concluderà martedì con la vendita all’asta di alcuni immobili aziendali. In realtà, come detto, la Procura ha deciso di respingere la richieste a seguito della verifica dettagliata della natura del debito che solo in parte riguarda il contenzioso innescato con la banca. In sostanza è emerso che la massa passiva ha raggiunto i 2,2 milioni di euro di cui solo 600 mila riguardano somme in qualche modo legale a presunti tassi usurari applicati dalla banca. Fermo restando che la Procura al momento non ha alcun elemento per poter ritenere che le accuse della famiglia Paganella potranno trovare riscontro, restano da tutelare anche gli altri creditori che stanno attendendo la vendita all’asta degli immobili per poter rientrare - almeno in parte - dei crediti vantati. Nel dettaglio la “Savutensili” avrebbe debiti per circa un milione di euro nei confronti di altre banche (alle quali non sono stati contestati presunti tassi usurari) e 600 mila euro nei confronti di 13 creditori che da diverso tempo stanno attendendo la liquidazione degli importi fatturati per merce fornita o servizi resi. Di qui la decisione della Procura di rigettare in via definitiva la richiesta dell’impresa . Ora per procedere nell’indagine per la presunta usura della banca la Procura procederà con un primo interrogatorio dei funzionari coinvolti che saranno sentiti dalla polizia giudiziaria su delega del magistrato.

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