«Sbagliato tenere aperto 50 giorni di fila»

Lo sfogo del vescovo: deluso dalla politica, inascoltato il mio appello a rispettare le festività


Riccardo Valletti


BOLZANO. «Sono molto deluso, il mio appello non è stato ascoltato». Il vescovo Ivo Muser non nasconde il suo disappunto per l'apertura dei negozi ininterrotta fino a Natale, partita pochi giorni il suo appello al rispetto delle festività. Lo ha detto ieri a margine della sua vita a Casa Emmaus.

«Quasi 50 giorni senza fermarsi nemmeno una domenica, è troppo». Muser si aspettava uno sforzo maggiore da parte della politica sul tema caldo delle aperture domenicali, trattato appena da due settimane con una mozione in consiglio provinciale e dopo il richiamo alla moderazione lanciato direttamente dalla diocesi. E invece proprio da domenica scorsa è iniziata una maratona senza sosta fino alla vigilia di Natale, con una superderoga comunale che ha dato briglia sciolta a piccoli negozi e centri commerciali.

E se da un lato il commercio tira un sospiro di sollievo, con la speranza di recuperare almeno in parte un'annata alla deriva, dall'altro la guida della diocesi sottolinea come proprio in occasione delle festività natalizie l'unione familiare dovrebbe essere il punto di riferimento per certe decisioni. «Sono deluso - sospira Muser accingendosi a celebrare la messa Casa Emmaus - la politica si è dimostrata sorda ai nostri appelli, eppure avevamo anche tentato di arrivare a un compromesso». Ma a decisione ormai presa non resta che accettarne l'evidenza dei fatti. «Naturalmente non la prendo come una questione personale - chiarisce - ma mi dispiace molto che non sia stata riconosciuta l'importanza della domenica sul piano delle famiglie, prima ancora che su quello religioso».

L'obiezione più importante mossa sia dalla diocesi che dall'Alleanza per la domenica libera nelle scorse settimane infatti, verte proprio sulle difficoltà che le aperture domenicali causano alle famiglie che invece potrebbero trascorrere del tempo riunite. «La domenica libera esiste da tremila anni - aveva ricordato al consiglio provinciale Eugen Runggaldier, direttore della pastorale diocesana - per creare momenti di unione e di socializzazione, è l'unico giorno della settimana in cui molti ragazzi possono passare del tempo con tutti e due i loro genitori contemporaneamente››, ma alla fine ha prevalso la logica del profitto. E se è vero che piangere sul latte versato è inutile, a giudicare dal tono del vescovo si direbbe che la partita non sia ancora stata data per persa.

D'altronde non sono pochi gli addetti ai lavori a cui l'imposizione non è piaciuta. «Ho salutato mia moglie dicendole che ci saremmo rivisti per il cenone della vigilia di Natale», scherzava un commerciante domenica scorsa. «Non ci aspettavamo una maratona di questa portata sotto Natale - lamenta Muser - speriamo che per il futuro si possa giungere a soluzioni differenti». In visita alla Casa Emmaus in occasione del suo incontro ufficiale con la Caritas diocesana, il vescovo confessa un senso di delusione nei confronti del provvedimento che consente l'apertura dei negozi ininterrotta fino a Natale.

Senza farne una questione personale, ma Muser si aspettava uno sforzo maggiore da parte della politica sul tema caldo delle aperture domenicali, trattato appena da due settimane con una mozione in consiglio provinciale e dopo un appello alla moderazione lanciato direttamente dalla diocesi. E invece proprio da domenica scorsa è iniziata una maratona senza sosta fino alla vigilia di Natale, con una superderoga comunale che ha dato briglia sciolta a piccoli negozi e centri commerciali. E se da un lato il commercio tira un sospiro di sollievo, con la speranza di recuperare almeno in parte un'annata alla deriva, dall'altro il pastore della diocesi sottolinea come proprio in occasione delle festività natalizie l'unione familiare dovrebbe essere il punto di riferimento per certe decisioni.













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