Fra i cappelli piumati tanti giovani e numerose ragazze. Nessuna contromanifestazione della destra italiana

Schützen, scivolati via nell'indifferenza

Sfilano in nemmeno tremila, poche centinaia i bolzanini lungo il corteo


Davide Pasquali


BOLZANO. Una manifestazione piuttosto sottotono, praticamente ignorata dai bolzanini - solo poche centinaia di curiosi lungo il percorso - e soprattutto snobbata dai temuti estremisti della destra italiana: nemmeno un facinoroso, neanche davanti al monumento alla Vittoria. I cappelli piumati sudtirolesi, ma pure trentini e veneti, ieri sera hanno marciato per un futuro senza legami con Roma. Si erano annunciati in 3.000 con 80 autobus, ma secondo le stime delle forze dell'ordine non hanno superato i 2.500-2.600, anche se il comandante degli Schützen, Elmar Thaler, ha parlato di 5.000 mila presenti. Però numerosi pullman non erano pieni e tanti erano minibus. Davanti a Palazzo ducale ieri sera si sarebbe dovuta proclamare la dichiarazione di indipendenza dallo Stato italiano, ma il suo massimo rappresentante in terra altoatesina, il commissario del governo Fulvio Testi, venerdì ha gentilmente declinato l'invito ad aprire i cancelli con una lettera inviata a Thaler. E così, i discorsi e i proclami si sono tenuti davanti ai palazzi provinciali, nella novella piazza Magnago. Non molto di nuovo se non, forse, la presenza di un discreto numero di cartelli scritti addirittura in lingua italiana. Gli Schützen si sono ammassati fra le 19 e le 20, occupando il tratto basso di via Fago, fra piazza Gries e l'imbocco di via Principe Eugenio. Presenti anche una cinquantina di cappelli piumati veneti con tanto di bandiera col leone di San Marco, striscioni e volantini: fronte in tedesco e retro in dialetto veneto. «Veneti e Tiroler - Dò popoli, dò nasion». Accanto, anche qualche centinaio di cappelli piumati trentini. Gli slogan? Ecco qualche traduzione: «La colonia abissina libera nel 1941, la colonia libica libera nel 1951, la colonia sudtirolese libera nel 2012?». «Vi serve proprio Mussolini?». «Trentino libero». «Via da Roma». «Vogliamo la doppia cittadinanza». «Noi siamo un popolo unico, da Kufstein a Borghetto». «L'Italia sta per scivolare, vogliamo cascare anche noi?». «Chiediamo una cosa semplice, l'autodeterminazione». «Basta con questa casta». Come detto, lungo il percorso poca gente, nessuna contestazione. I circa 80 fra poliziotti carabinieri e vigili urbani non hanno avuto a che fare con facinorosi o estremisti o disturbatori. Qualche curioso seduto fuori sui tavoli del cafè Streitberger di via Museo, eccezionalmente aperto alle 21. Qualche capannello agli incroci, tipo in piazaz Municipio. Applausi pochetti. Insomma, i cappelli piumati sono scivolati via nella quasi totale indifferenza dei bolzanini. Un dato di fatto inequivocabile, però, occorre notarlo. Niente di nuovo a veder sfilare Eva Klotz o a vedere in prima fila davanti al palco Luis Von Metz, ex presidente dell'Alpenverein Südtirol. A fare specie era il gran numero di giovani, cappelli piumati e anche Marketenderinnen. Una certa impressione, a leggere lo striscione sostenuto da cinque ragazze forse ventenni. «Per noi e per i nostri bimbi».













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