Schwazer, nuove analisi del sangue

La Procura sospetta che Alex non abbia detto la verità sull’acquisto dell’Epo e sui tempi di assunzione del farmaco


di Mario Bertoldi


BOLZANO. La deposizione di Alex Schwazer sull’acquisto dell’Epo in Turchia non ha convinto i magistrati che stanno conducendo l’inchiesta per doping e frode sportiva a carico dell’ex marciatore azzurro. L’indagine, dunque, è tutt’altro che chiusa.

L’ex atleta per il momento non ha voluto fornire alcuna prova concreta del presunto acquisto della sostanza proibita in una farmacia di Antalya. Nel corso dell’interrogatorio sostenuto davanti al sostituto procuratore Giancarlo Bramante, Schwazer si è semplicemente limitato a ribadire quanto sostenuto e raccontato nel corso della conferenza stampa allo Sheraton e cioè di aver fatto tutto da solo, di aver maturato l’idea di doparsi dopo aver riscontrato difficoltà fisiche a restare su livelli agonistici elevati e di non essersi fatto aiutare da nessuno. Come noto il ragazzo ha raccontato di aver trovato il contatto con una farmacia turca tramite internet.

Di fronte alla sua indisponibilità a fornire altri particolari sull’acquisto dello sostanza dopante, gli inquirenti hanno maturato il sospetto che non si tratti della verità. Per il momento è un sospetto ma è un dato di fatto che Alex Schwazer non ha fornito particolari concreti e verificabili sull’acquisto dell’Epo. C’è dunque il sospetto che Alex Schwazer abbia abilmente utilizzato un viaggio effettivamente effettuato in Turchia (portando come prova i timbri sul passaporto) per sostenere di aver acquistato l’Epo con facilità in quel Paese.

In realtà i fatti potrebbero essere andati in modo molto diverso ma l’ex atleta azzurro potrebbe aver deciso di raccontare questa versione per evitare di dover inguaiare altre persone che, nell’ambito sportivo, potrebbero averlo aiutato a fare una scelta sciagurata. E’ considerato sospetto anche lo stato di depressione che avrebbe colto Schwazer durante la preparazione per le olimpiadi di Londra. Perchè mai l’ex marciatore azzurro (ben quotato a livello nazionale ed internazionale e ben sponsorizzato con un contratto della Ferrero da 2 milioni di euro) avrebbe dovuto essere depresso? In realtà c’è chi afferma che proprio l’assunzione di sostanze dopanti provoca a fase alterne momenti di grande euforia ed altri di profonda depressione e sfiducia nelle proprie possibilità.

Dunque, tra le righe, ha preso quota un ulteriore sospetto e cioè che Alex Schwazer non abbia detto la verità neppure sui tempi del doping.

L’ex atleta ha dichiarato di aver acquistato l’Epo in Turchia nel settembre del 2011e di aver lasciato le fiale in frigo per circa 9 mesi prima di decidere di doparsi nell’ultima fase di preparazione per Londra 2012. Anche in questo caso la verità potrebbe essere un’altra nel senso che Alex Schwazer potrebbe aver iniziato a somministrarsi sostanze proibite per aumentare le proprie prestazioni agonistiche già negli ultimi mesi del 2011 o nelle prime settimane del 2012. Nel mirino degli inquirenti sono finite alcune prestazioni agonistiche di assoluto rilievo di Schwazer nei primi mesi di quest’anno. Ci sono vari testimoni che affermano, ad esempio, che a marzo o aprile Alex Schwazer è apparso in più di una gara in condizioni eccellenti al punto da migliorare sensibilmente il suo record personale in una gara disputata in Slovacchia. Anche su questo punto la Procura intende andare a fondo e ha disposto nuove analisi anche sui campioni di sangue prelevati dalla Wada (l’organismo internazionale di controllo antidoping) in occasione di alcune gare pre olimpiadi e mai analizzati. Per Alex Schwazer si stanno delineando due rischi concreti: in caso di nuovi riscontri positivi alle sostanze dopanti sarebbe ovviamente oggetto di ulteriori provvedimenti sportivi di annullamento riguardo eventuali successi sportivi ottenuti. In secondo luogo l’ipotesi di accusa sarebbe appesantito in quanto Schwazer potrebbe essere accusato di frode sportiva continuata. Nel frattempo proseguono anche le verifiche disposte dalla magistratura sui computer sequestrati all’ex atleta per i contatti avuti nell’ambito dell’atletica.

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