Scuola, sono 150 i precari a rischio

I docenti altoatesini che rischiano la cattedra dopo anni di servizio e un corso abilitante da 2500 euro


di Alan Conti


BOLZANO. Le mille rotelle del meccanismo di reclutamento degli insegnanti della scuola pubblica sono difficili da comprendere e, a volte, mietono vittime senza particolari spiegazioni. Un po' come le infernali macchine escogitate da Saw l'enigmista. Un paragone forte, ma che lascia addosso la stessa inquietudine nella storia di almeno 150 insegnanti (secondo un calcolo riduttivo) che da anni siedono dietro le cattedre delle scuole altoatesine, ma rischiano di non poterlo fare più. Portavoce di una situazione spinosa è la docente Sabina Salari e per raccontarla forse è meglio partire dal fondo. «C'è un nutrito gruppo di insegnanti con anni di esperienza che rischia di restare senza cattedra. Supplenti professionisti che hanno anche frequentato il corso di abilitazione all'insegnamento denominato Pas per tre anni, con grandi sforzi, pratici ed economici. Una spesa di circa 2.500 euro. Parliamo di gente che ha in media 40 anni, famiglia e preoccupazioni per il futuro. Da anni aspettiamo il momento giusto per essere immessi in ruolo con contratto a tempo indeterminato e invece continuiamo a rimanere in un limbo indefinito». Precari abbonati insomma. Il perchè di questo scenario è molto tecnico, ma muove proprio dal corso abilitante come primo snodo. «Si tratta di un percorso triennale che sostituisce la vecchia scuola di specializzazione Siss che sembrava fondamentale per potersi inserire nelle graduatorie in posizione accettabile. Noi siamo stati i primi a terminare questo ciclo triennale, ma ci hanno congelato per aspettare che tutti potessero concludere i tre anni ed effettuare un inserimento omogeno nelle graduatorie bloccate. Per due anni, insomma, diplomati abilitati ma senza essere riconosciuti». Al momento di incassare, però, i Pas dovevano, secondo tabella nazionale, portare 18 punti ai candidati. «Non tantissimi – continua Salari – a frontre dei 36 che sono garantiti a chi frequenta il Tirocinio Formativo Attivo. Abbiamo chiesto per questo un incontro con la sovrintendenza e i tecnici. Ci hanno spiegato le difficoltà di modificare i punteggi da assegnare e siamo comunque usciti con l'accordo di rispettare la tabella nazionale». Poi? “Poi, incredibilmente, al momento dell'ufficialità ai Pas hanno assegnato zero punti anzichè diciotto. Zero. Per un percorso accademico che la stessa Provincia ha seguito e sostenuto. Per i Tfa uguale destino. Logico che le aspettative, a questo punto, naufragano dalle prime posizioni a quelle di rincalzo con la forte concorrenza dell'altro fronte di reclutamento aperto dal concorso voluto dal ministro Francesco Profumo. «I vincitori di quella prova dovevano entrare in ruolo secondo una quota massima dettata dalla disponibilità del territorio. Quelli che hanno passato il test con punteggi positivi rimanendo fuori da questa soglia sono chiamati “idonei”. Ebbene accade che spesso per l'assegnazione si peschi tra gli idonei». Nulla di illecito, ma si innesca una situazione paradossale per cui si può chiamare a insegnare persone che non hanno mai messo piede in una classe (secondo decreto il concorso non abilita) lasciando a casa chi da sempre frequente le aule».

Eppure ci sarebbero regole ferree . «In Italia esiste una normativa di principio europeo che impone si stabilizzare i precari dopo 36 mesi di servizio. Puntualmente disattesa».

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