«Secessione? La proposta non entrerà»

Il presidente sulla Convenzione per lo Statuto: «I temi su cui non c’è il consenso dovranno essere accantonati»



BOLZANO. La Convenzione, che in settembre cederà il testimone al consiglio provinciale, il filtro alle scuole materne tedesche, l’avvicinarsi delle elezioni, la campagna sui vaccini. Così il presidente Arno Kompatscher nella sua intervista con l’Alto Adige.

La Convenzione sullo Statuto è partita con molte attese. È terminata lasciandosi dietro incomprensioni e voglie di secessione.

«Non sono d’accordo. Se guardiamo all’esito senza strumentalizzazioni, possiamo constatare che su una lunga serie di temi c’è stata condivisione. Un consenso che va oltre l’appartenenza politica o i gruppi linguistici. La Convenzione si è trovata d’accordo che sarà importante un riferimento all’Accordo di Parigi. Non era scontata, questa coralità. E poi sì, c’è stato qualcuno che si è detto favorevole a citare la carta delle Nazioni unite, dove si parla del diritto all’autodeterminazione».

Non è semplicemente qualcuno: Luis Durnwalder e Christoph Perathoner.

«Sì, è stato il gruppo Svp. E non si è trovato il consenso, perché ci sono altri che ritengono tale passaggio inutile, controproducente, oppure uno sgarbo per la comunità italiana».

E ora?

«Si prende atto della mancanza di accordo e questa proposta non verrà portata avanti, immagino, perché la filosofia della Convenzione è dire cosa vogliamo “noi”, di nuovo questo “noi” plurale, tanto i gruppi linguistici che gli orientamenti politici. Anche sul riferimento al cristianesimo non c’è accordo, mentre lo si trova sull’Europa. E infine, arriviamo al punto: sul tema “più autonomia”, tutti favorevoli. Se mettiamo insieme la relazione di maggioranza e le relazioni di minoranza, su tante cose incontriamo una visione affine».

È mancata una spinta innovativa. Dalla proporzionale alla scuola, la Convenzione sembra un’occasione persa.

«Siamo così ingenui da avere immaginato che sulla scuola mista ci sarebbe stata l’unanimità? Però, guarda caso, tutti puntano a un maggiore apprendimento delle lingue. Divergono le soluzioni».

Lei cosa si aspettava?

«Mi sarei aspettato che venisse effettuato almeno il lavoro di redazione tra le diverse relazioni, facendo emergere i punti in comune. Sarà allora il consiglio provinciale a fare sintesi. E si dovrà prendere atto, parlo anche della Svp, che su certe proposte non c’è il consenso. Su altre sì. Un buon risultato. Posso insistere?».

Certo.

«Nonostante la composizione, la discussa presenza della destra tedesca, il messaggio che esce dalla convenzione è: bene l’autonomia, avanti così. Non è secessione e non è nemmeno tutti i poteri allo Stato centrale. Scusate se è poco».

Il filtro ai bambini italiani e stranieri nelle scuole materne tedesche. C’è un bisogno di apprendimento linguistico e anche di convivenza. Credete che basti selezionare gli ingressi?

«Ma c’è anche il problema delle famiglie sudtirolesi, che chiedono che i figli ricevano una istruzione in tedesco, come garantito dallo Statuto. E c’è anche la necessità, ricordiamocelo, di insegnare il tedesco a chi cresce parlando il nostro dialetto. Le nuove regole consentiranno alle scuole, non alla politica, di risolvere le situazioni critiche di classi con numero elevato di famiglie che non possono seguire l’educazione del proprio figlio. Non si vuole escludere nessuno e non si metterà una percentuale. Si valuterà caso per caso».

Perché ancora il muro Svp alla scuola mista facoltativa?

«Questa è la posizione del mio partito. Mi fermo qui».

Ah...

«Mi fermo qui».

Berlusconi si è innamorato di Merano.

«Bella, Merano. Se n’è accorto anche lui».

Spera in un accordo con voi alle politiche e alle provinciali. Vi strapperà almeno il ritorno allo stato blockfrei?

«Siamo conosciuti per la nostra fedeltà agli accordi. Finché il partner a sua volta rispetta gli impegni, non ci muoviamo. I risultati del patto con il Pd in questa legislatura di governo nazionale sono evidenti. Continueremo a collaborare con chi sostiene l’autonomia. Storicamente i partiti di destra non ci hanno aiutato molto. Non c’è un accordo con il Pd già firmato, ma se guardo a certi atteggiamenti della Lega di Salvini, a certe posizioni palesemente razziste, trovo difficile pensare a una collaborazione. E mi aspettavo qualcosa di più dal Movimento 5 Stelle. Non votare la legge contro l’apologia del fascismo perché lesiva della libertà di opinione... Ma per favore».

Alle provinciali potreste allargare o cambiare l’alleanza con il Pd?

«Abbiamo un obiettivo molto ambizioso, ma non impossibile: maggioranza assoluta».

La Regione?

«Ha senso avere ancora un potere legislativo regionale, quando di fatto le due Province sono diventate due Regioni? Siamo sinceri. Questo non significa non collaborare, tanto tra le giunte quanto tra i Consigli. Ripensare la Regione non significa scaricare i trentini: insieme difendiamo meglio l’autonomia. Lo dico ai miei: a volte trovo un po’ infantile parlare di Regione pensando di prendersi la rivincita verso Degasperi. Ugualmente infantile è difendere a spada tratta la Regione com’è oggi».

Il no ai vaccini ha portato migliaia di persone in corteo a Bolzano. Inizia ora la campagna vaccinale.

«Sulla salute la politica può solo affidarsi alla scienza, che ai massimi livelli mondiali ci dice che la mortalità infantile non è mai stata così bassa, grazie ai vaccini. Abbiamo contribuito a migliorare la legge, evitando certi eccessi di severità. E visto che serve un determinato livello di copertura, va previsto un obbligo con sanzioni. È giusto che i genitori siano informati. Non accetto invece chi specula politicamente sulle paure delle famiglie». (fr.g.)

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