In primo grado fu condannato a 4 anni e 2 mesi. «Adesso chiedo il risarcimento allo Stato»

Sei mesi in carcere da innocente

Giovane operaio assolto in appello: «Accuse di spaccio infondate»


Susanna Petrone


BOLZANO. Quando il 16 dicembre 2009 si sono presentati a casa sua, in piazza Gries, e lo hanno arrestato con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, a Bledi Qose è caduto il mondo addosso. Per tutto il tragitto fino in questura, per tutto il processo e per tutti i sei mesi di carcere che si è fatto, ha sempre detto una sola cosa: «Io sono innocente».

Invece, in primo grado, è stato condannato a quattro anni e due mesi di pena. Ha passato sei mesi della propria vita dietro le sbarre. Ha perso il lavoro, stava per perdere la moglie con la quale si era sposato pochi mesi prima dell'arresto: «Mi ha detto: "Pensavo tu fossi diverso. Io non sto insieme a chi spaccia"», spiega Bledi Qose.

«Ma io ero innocente», prosegue il giovane albanese, che oggi ha 31 anni e vive a Bolzano da quando era bambino. Il suo legale, l'avvocato Nicola Nettis, ha portato il caso in appello. Pochi giorni fa la decisione dei giudici: assolto perché il fatto non sussiste. «Finalmente è stata provata la mia innocenza», dice Qose in aula, che in un primo momento non ci crede di essere di nuovo libero. Ma ecco i fatti: il 16 dicembre Bledi riceve una telefonata da un parente che vive in Olanda. L'uomo gli chiede un favore: «Se potevo prestare 500 euro ad un suo amico che veniva a Bolzano».

Qose aspetta l'arrivo dello sconosciuto presso il casello autostradale del capoluogo. Gli dice che deve andare in banca per prendere i soldi. Raggiungono piazza Gries. Bledi Qose entra nell'istituto di credito e consegna il denaro all'uomo. Poi lo saluta e si dirige a casa a piedi, visto che vive lì vicino. All'improvviso, arrivano le forze dell'ordine. Arrestano lui e lo sconosciuto che era già salito in macchina. Dentro alla vettura verranno trovati due chili e mezzo di cocaina pura.

Secondo gli inquirenti non ci sono dubbi: i due si erano incontrati per uno scambio. Ma sin dal primo istante Qose chiede di essere sentito. Giura di non essere stato al corrente del trasporto di droga. «Ho spiegato cosa è accaduto. Ho spiegato che un mio parente mi aveva chiesto un favore. Ho spiegato giorno dopo giorno di non essere uno spacciatore. Ma essendo albanese hanno subito pensato che stessi cercando di fare il furbetto».

Il legale di Bledi Qose, Nicola Nettis, alla fine è riuscito a dimostrare che il suo cliente è innocente: «Non ha precedenti penali - spiega l'avvocato -. Vive a Bolzano da quando era piccolo. Ha sempre lavorato onestamente. Ha persino deciso di vivere a Gries per evitare zone più pericolose. Ha vissuto un dramma personale non indifferente». Per questo motivo, visti i sei mesi di carcere, l'albanese ha deciso di chiedere il risarcimento: «Ho perso tutto - spiega -. Ho vissuto dei mesi terribili per un errore giudiziario».

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