Seicento in preghiera per la fine del Ramadan

Zaheer: «Chiediamo scusa per gli schiamazzi ma c’è sempre più comprensione» Solo un paio di chiamate di protesta al comando della polizia municipale


di Alan Conti


BOLZANO. Fine del ramadan, festa e momento di bilancio un po' per tutti. Il digiuno islamico è per molte ragioni uno di quei passaggi in cui la convivenza interreligiosa e sociale diventa di stretta attualità e grande concretezza. I musulmani altoatesini, circa un migliaio, hanno chiuso il mese di sacrificio partito il 18 giugno con una preghiera comune allo stadio Druso (350 persone), e al parco Europa (altre 300) e diversi momenti di aggregazione.

«Per noi la fine del ramadan è un momento importante come il vostro Natale – premette Mohammad Zaheer Uddin – perché arriva al termine di un periodo di vero sacrificio personale per Allah. È l'uomo che rinuncia a una parte di sé in nome di un valore più alto».

Ma come si fa ad affrontare un mese intero senza mangiare e senza bere dall’alba al tramonto?

«Io faccio il portiere dell'albergo Ariston di via Roma e posso dire che durante tutto il ramadan non sono mai mancato un giorno dal lavoro. Anzi, in nessun ramadan della mia vita sono mai venuto meno agli impegni professionali. Bisogna essere disponibili all'abnegazione senza usare il digiuno come pretesto per tirarsi indietro: non è così che bisogna intendere gli obblighi derivanti dalla religione ».

Com’è possibile resistere a giornate con picchi a 38 gradi?

«È molto più difficile del ramadan che cade in altre stagioni, questo è chiaro, però in qualche modo si riesce comunque a rispettare gli obblighi che derivano dal nostro credo religioso. Se il caldo e le difficoltà devono far parte degli ostacoli da affrontare, li affrontiamo. Garantisco che siamo contenti di farlo e io non ho mai sgarrato nemmeno un giorno».

Alla fine, comunque, largo ai festeggiamenti. Un paio di chiamate alla polizia municipale sono arrivate per qualche eccesso legato alla fine del digiuno.

«Capisco – ammette Zaheer – e non posso che scusarmi per chi ha esagerato. Io stesso mi sono preoccupato di andare dalle famiglie, che abitano vicino a noi, chiedendo scusa per qualche rumore di troppo fino a tarda sera. Purtroppo il tramonto avviene piuttosto tardi d'estate e noi viviamo quel momento di liberazione in un'ora non sempre consona».

Non tutti gli altoatesini, però, si sono lamentati.

«Assolutamente no, anzi. Sono davvero tanti gli altoatesini che si sono informati e hanno cercato di comprendere le nostre usanze religiose. Io sono sempre molto contento di spiegare i motivi che stanno alla base di questa scelta, perché il dialogo è l’unico modo per comprenderci a vicenda».

Al di là di qualche eccesso, insomma, il ramadan può diventare un’occasione per favorire l’integrazione.

«Sì, l’importante è che non si parta dai preconcetti».













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