Senato: alla Svp mancano i numeri

Difficoltà col nuovo gruppo: Peterlini non si muove, Molinari va con l'Api


Mirco Marchiodi


BOLZANO. I tre senatori Svp devono stare uniti e il gruppo deve essere bilanciato politicamente. Questo il "diktat" imposto dal partito a Helga Thaler, Manfred Pinzger e Oskar Peterlini. Ieri in aula sono ricominciati i lavori e quindi le trattative. I due senatori dell'ala economica Svp dovranno riuscire a convincere Peterlini e altri sette colleghi a venire con loro, ma non si prospetta una cosa semplice. Intanto infuriano le polemiche e il Pdl si smarca: «Mai stipulato accordi con l'Svp», assicurano Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vice del Pdl in Senato.
LE TRATTATIVE. La scissione dal gruppo dell'Udc tra le altre cose è nata dal mancato rispetto degli accordi che prevedevano il passaggio della presidenza a Manfred Pinzger. Un passaggio che garantisce più mezzi a disposizione (ad esempio in termini di personale) e anche più tempo per parlare in aula. Far parte di un gruppo in Senato e presiederlo, sono dunque due cose diverse. Thaler e Pinzger spiegano però che la nascita di un nuovo gruppo è necessaria soprattutto da un punto di vista politico: «A Roma dobbiamo restare autonomi e liberi, questo è stato ribadito anche dal nostro direttivo. La nostra linea di restare fuori dai blocchi politici e dunque anche dal terzo polo è stata pienamente confermata. Non sarà facile costituire un gruppo equidistante dagli schieramenti, ma faremo tutto il possibile per riuscirci».
POLEMICA CON L'UDC. A proposito di personale a disposizione, scoppia la polemica con l'Udc per il licenziamento dei collaboratori dell'Svp deciso dal capogruppo Gianpiero D'Alia. «Me lo ha chiesto Pinzger per avere a disposizione il proprio personale in vista della costituzione del nuovo gruppo», spiega D'Alia. Pinzger replica a muso duro: «Affermazioni assurde, sarebbe un vile atto verso i collaboratori». Ma D'Alia non molla: «Nessuna motivazione politica da parte mia, ma solo l'assolvimento di precisi obblighi sollecitati dal vicecapogruppo vicario». In attesa di capire come finirà, le procedure di licenziamento sono state congelate.
SVP DIVISA. «Non sarà facile», ammettono Pinzger e Thaler. Anche perché Peterlini non intende collaborare: «Se riescono a formare un gruppo equilibrato va bene, ma io dal centro non mi sposto. Non cambio bandiera», assicura. Persa anche la possibilità di arruolare il senatore trentino Claudio Molinari che ieri ha comunicato di aver lasciato il Pd per passare all'Api di Rutelli. Peterlini spiega che «con l'Api sarebbe pensabile collaborare, ma in questo momento non sarò certo io a muovermi», ma questa è un'ipotesi che non piace a Thaler e Pinzger. E intanto anche l'aostano Fosson potrebbe decidere di non aderire al nuovo gruppo: «A me ha detto che non intende farlo», rivela Peterlini.
GASPARRI SI DEFILA. Proprio il ruolo di Fosson avrebbe dovuto essere al centro di una cena - poi saltata - tra Pinzger e il senatore del Pdl Massimo Palmizio: Fosson avrebbe voluto almeno la vicepresidenza del nuovo gruppo. Voci che però i vertici del Pdl in Senato si affrettano a smentire: «Ci teniamo a ribadire che non abbiamo mai stipulato accordi che potessero comportare lo spostamento a destra dell'Svp. L'unica cosa che si comprende con certezza è che per Peterlini l'autonomia è sinonimo di sinistra, mentre per noi significa rispettare la volontà dell'Svp di decidere di volta in volta a seconda delle circostanze la posizione da assumere», dichiarano il capogruppo Maurizio Gasparri e il suo vice Gaetano Quagliariello.

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