Sentiero Italia,tredici tappe per riscoprire l’Alto Adige 

La variante. Presentata ieri alla Camera di commercio: dal rifugio Potzmauer fino ad Arabba Verrà percorsa per la prima volta dal 25 agosto al 13 settembre. Due giorni di eventi sullo Sciliar


Davide Pasquali


Bolzano. I trentini - intesi come la Sat, ossia i soci della sezione trentina del Cai - per usare un eufemismo non hanno aiutato. Ma il Cai Alto Adige ha lavorato strenuamente, ha trattato, alla fine ce l’ha fatta: da quest’anno il Sentiero Italia, il più lungo trekking del mondo, avrà una variante altoatesina di 13 giorni. Presentata ieri alla Camera di commercio dal presidente Michl Ebner, con il sostegno dell’Alpenverein Südtirol e dei Parchi naturali della Provincia, la variante verrà percorsa ufficialmente per la prima volta, dai soci Cai, fra il 25 agosto e il 13 settembre nell’ambito del progetto nazionale di rilancio del Sentiero Italia partito a marzo. Il 7 e l’8 settembre si terranno due giornate evento, al rifugio Bolzano e all’Alpe di Tires.

Il Sentiero Italia, con i suoi quasi settemila chilometri, è il più lungo trekking del mondo. Ideato da un pugno di entusiasti nel lontano 1983, partito effettivamente nel 1995, negli ultimi anni era quasi caduto nel dimenticatoio. Il Club Alpino Italiano ha deciso di rimetterlo in sesto e ha proposto alla proprie sezioni di rimboccarsi le maniche. Il Sentiero parte dalla Gallura, in Sardegna, percorre le due isole maggiori, poi l’Appennino, infine l’intero Arco alpino da ovest ad est per planare a Trieste. In numerose zone del Paese, il sentiero è semi abbandonato, segnaletica poco leggibile quando esistente. E qui si dovrà lavorare, e si sta lavorando, per rimettere in pristino. Ma poi, si è cercato di correggere le storture. Una delle più vistose era questa: il Sentiero, nato per far conoscere agli escursionisti nostrani e del resto del mondo le bellezze naturalistiche italiane, lambiva quasi per sbaglio l’Alto Adige. Dal Trentino arrivava alla Mendola, sfiorava Roen e Monte Corno, poi si rituffava in Trentino verso i Lagorai. Alla Sat andava bene così, agli escursionisti altoatesini meno. E così, nell’ambito del progetto di rilancio del SI, gli altoatesini si sono mossi con entusiasmo. Hanno addirittura elaborato e proposto alla Sat un nuovo percorso, decisamente più appetibile dell’odierno, anche per il Trentino. Avrebbe attraversato le due perle dolomitiche trentine, Brenta e Pale di San Martino, escluse dal percorso originale del Sentiero Italia. E poi avrebbe fatto avanti e indietro sulla cresta di confine, fra Alto Adige e Trentino, un sentiero di amicizia e fraterna collaborazione, a scavalco, per approdare infine in Veneto. La Sat però ha detto no. Anzi. Non voleva si cambiasse nulla. Nemmeno che si passasse dalla nostra provincia. Le tensioni non sono mancate, fra Cai Alto Adige e Sat. Poi, grazie alla mediazione del Cai centrale di Milano, ce la si è fatta. Anche perché la tredici tappe altoatesine erano, dovevano essere, un must. Non si poteva rinunciare a Latemar, Catinaccio, Sciliar, Sassolungo, Puez-Odle e Sella. Nessun escursionista al mondo avrebbe compreso l’esclusione del patrimonio mondiale Unesco. Di tutto ciò, però, ieri alla presentazione non si è parlato. Si è illustrato il lavoro sul campo, i rilievi Gps, la collaborazione col Cai nazionale, l’opera di sensibilizzazione nei confronti delle società editrici delle cartine topografiche per inserire la variante altoatesina nelle mappe escursionistiche, il supporto dei parchi naturali e dell’Avs perché ora si dovranno posizionare nuove segnaletiche, le meno invasive possibile, bilingui. Sentiero Italia, Wanderweg Italien. Col logo tricolore, non per offender qualcuno, quanto piuttosto per mostrare che la variante è la parte di un tutto naturalistico e ambientale che merita di essere percorso integralmente.

E allora, gli ultimi due punti da trattare. Primo: un grazie a cinque persone che, a titolo gratuito, hanno lavorato per mesi. Filippo Cecconi, rilievi Gps e molto altro. Carlo Zanella, ideazione del percorso e foto. Mario Rizza, rapporti con la sede nazionale. Cesare Cucinato, consulente tecnico escursionistico. E poi il presidente Claudio Sartori, che li ha pungolati a dovere. Perché non era semplice inventarsi la variante. Tappe non troppo lunghe, non troppo dislivello, non troppo in quota, perché il Sentiero Italia è un percorso volutamente popolare, democratico, per tutti. E fare poca fatica in Dolomiti è quasi impossibile. E poi non si doveva rinunciare a panorami e suggestioni, in zone servite da strutture in grado di accogliere, rifocillare e dar da dormire a molti escursionisti. Compresi ristori intermedi e varianti come Bletterbach, labinto del Latemar, vie ferrate. Secondo e ultimo punto da trattare, il percorso. Eccolo: rifugio Potzmauer - malga Monte Corno - Redagno - passo Lavazè - Obereggen - rifugio Fronza alle Coronelle - San Cipriano di Tires - rifugio Bolzano - rifugio Alpe di Tires - rifugio Sasso Piatto - Selva Gardena - rifugio Puez - rifugio Franz Kostner al Vallon - Arabba. Zaino in spalle e via.













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