A Palermo

Sfregio ai martiri della mafia: rubate 23 statuette gardenesi 

“L'Albero dei tutti”, opera alta 15 metri di Gregor Prugger, prodotta dalla Fondazione Falcone in sinergia  con la Provincia di Bolzano, spezzata in più punti per strappare le scultore in ricordo delle vittime di Cosa nostra 


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Non me l’aspettavo, ma quando domenica mattina, appena arrivato a Palermo, ho iniziato a lavorare allo smontaggio dell’abete, mi sono subito accorto che mancavano 23 statuette e che alcuni rami erano stati spezzati. Devo rifarle in fretta perchè ad ottobre l’opera deve essere pronta per una mostra alla Casa degli Architetti di Roma».

Secondo lei di cosa si è trattato? «Un raid vandalico, un gesto mafioso. Tutto è possibile. Non pensavo accadesse».

Parla così Gregor Prugger, scultore gardenese autore dell’Albero di tutti. Opera alta più di 15 metri e larga 9 - prodotta in sinergia dalla Fondazione Falcone con la Provincia di Bolzano - installata lo scorso maggio all'interno del cortile del complesso dello Spasimo a Palermo ( chiesa a cielo aperto) per il trentennale delle stragi di Capaci e via D'Amelio. In ricordo dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di tutte le vittime della mafia.

É successo che ignoti si siano introdotti all'interno del complesso e si siano portati via le statuette che rappresentano alcune delle vittime di Cosa nostra.

«All’estremità di ogni ramo - racconta Prugger - è innestata una gemma, un scultura originale che rappresenta i caduti per mano mafiosa, Ne ho forgiate 174, 23 sono state sottratte. Ci lavoravo da otto mesi».

Numero non casuale.

Maria Falcone, sorella del giudice ammazzato, parla di furto inquietante e di numero drammaticamente non casuale. «Le sculture rubate sono 23. Ricordo che il 23 maggio 1992 a Capaci sono caduti per mano mafiosa mio fratello Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo insieme agli agenti di scorta Antonino Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani». Un messaggio chiaro, uno sfregio architettato ad arte. Che non resta isolato.

Lo sfregio a Borsellino.

«Dopo essere stato in contatto con la Fondazione - dice il sindaco di Palermo Roberto Lagalla -, ho inviato allo “Spasimo” una pattuglia della polizia municipale e sul posto si sono recati anche carabinieri e polizia di Stato che stanno indagando sul caso».

Per il sindaco quella appena trascorsa è una domenica triste, perché l’atto vandalico si aggiunge allo sfregio al volto del murale di TvBoy che ritrae il giudice Paolo Borsellino, vandalizzato lo stesso giorno.

La cultura dà fastidio.

Per Alessandro de Lisi - curatore di tutto il progetto - è un grande onore essere al servizio della Fondazione Falcone: «La bellezza è l’istruzione danno sempre fastidio alla criminalità ed è orribile e inaccettabile la violenza mafiosa contro un’opera di impegno civile :ci addolora e ci sprona a proseguire il nostro impegno, a Palermo e in tutte le città colpite dalle stragi di mafia.

Sono stati spezzati i rami, hanno rubato 23 sculture che adesso Gregor dovrà rifare una ad una e in tempo per la prossima tappa del viaggio dell’opera. Sono certo che i palermitani onesti (la grandissima maggioranza), le scuole, gli studenti, gli amici e le amiche dell’Alto Adige e delle tante altre parti d’Italia ci aiuteranno, come i partner e le oltre 45 mila persone che hanno visitato e amato lo Spasimo e le opere di Peter Demetz (Il trionfo della memoria) - pala d’altare raffigurante il trapasso di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - e di Gregor Prugger, non faranno mancare la loro spinta straordinaria. Ora però possiamo dire che siamo sulla strada giusta: l’arte infastidisce e innervosisce i mafiosi, gli ignoranti, i prepotenti, i presuntuosi e i dittatori. Quindi alé! Noi andremo avanti».

A maggio erano arrivate in Sicilia le opere di altri due scultori gardenesi: “Il risorto da combattimento”, in terra, sassi, asfalto del luogo dell’esplosione a Capaci. E “Opzione” di Biz Senoner manifesti murali, in vari luoghi di Palermo.

 













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